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Le Altre Iliadi

Oltre al racconto insuperabile di Omero, altri testi di straordinario interesse hanno descritto la vicenda di Troia 

 

Francesco Chiappinelli

Il De origine gentis Romanae e l’impius Aeneas

 

Quali sono le testimonianze latine sul tradimento di Enea anteriori al poema virgiliano? Di Troia naturalmente hanno scritto molto i poeti arcaici, ma né i frammenti epici né quelli tragici a noi pervenuti fanno allusione esplicita alla vicenda. A riferircene, ma ovviamente in maniera indiretta, è molto più tardi (nel IV secolo d. C.!) l’anonimo autore del De origine gentis Romanae:

 

“Enea, quando Ilio fu consegnata ai Greci da Antenore e da altri principi, portando con sé i Penati, sulle spalle il padre Anchise e per mano il figlioletto, uscì di notte dalla città. Alle prime luci dell’alba fu riconosciuto dai nemici, che tuttavia non lo fermarono, perché lo videro carico di un così pio peso. Anzi Agamennone gli permise di andare dove volesse, ed egli raggiunse l’Ida; di là, fabbricate delle navi e seguendo l’oracolo, con molti compagni di ambo i sessi mosse verso l’Italia…Lutazio però tramanda che non solo Antenore, ma anche lo stesso Enea fu traditore della patria; e che Agamennone gli permise di andare dove volesse, portando sulle sue spalle le cose per lui più importanti. Enea allora portò con sé solo gli dèi Penati, suo padre e i due figlioletti, o, come dicono altri, l’unico che aveva, Iulo, che poi fu chiamato Ascanio. Mossi dalla sua pietas i capi Achei gli concessero di tornare a casa e di portarsi via tutto quello che voleva. Enea allora con le ricchezze e parecchi compagni di entrambe i sessi lasciò Troia e dopo lunghe peregrinazioni per terra e per mare giunse in Italia…”

 

   L’Anonimo cita due autori diversi, il greco Alessandro di Efeso, noto anche per il tramite di Cicerone e Strabone, e il latino Lutazio Catulo, console con Gaio Mario nel 102 a.C. Il primo non indica Enea come traditore al pari di Antenore, anzi al solito ne esalta la pietas; lo storico latino invece ne parla esplicitamente come di un rinnegato e lascia intendere che solo grazie al suo tradimento gli sarebbe stato permesso di portare con sé le tante ricchezze e i compagni nel viaggio verso l’Italia. Lutazio Catulo fu ucciso dai democratici nell’ 87 a.C., e il suo racconto non può essere stato influenzato dall’ostilità a Cesare e alla gens Iulia, ma risale evidentemente ad una tradizione preesistente.

 

 

 

 

 

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