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Le Altre Iliadi Oltre al racconto insuperabile di Omero, altri testi di straordinario interesse hanno descritto la vicenda di Troia |
Francesco Chiappinelli |
Dionigi d’Alicarnassoe l’impius Aeneas |
Dionigi d’Alicarnasso, lo storico e grammatico di età augustea, parla a lungo di Enea e del suo discusso arrivo in Italia nella sua opera più nota, Le antichità romane, ma noi limiteremo qui sinteticamente la nostra attenzione a quello che egli riferisce su Ellanico di Mitilene e Menecrate di Xanto, due storici abbastanza significativi vissuti tra V e IV secolo a.C.: “ Sconfitta Troia dagli Achei, o per l’inganno del cavallo di legno, come è stato raccontato da Omero, o per l’inganno degli Antenoridi, o in qualche altro modo”, Enea riesce ad organizzare prima la difesa dei superstiti nell’acropoli, dove erano tra l’altro custodite le ricchezze, poi la fuga sull’Ida e le trattative con i Greci, concluse positivamente. E le condizioni sono che “Enea e i suoi, portando via le ricchezze che avevano salvato nella fuga, in tempi definiti andassero via dalla Troade consegnando le armi agli Achei; e che gli Achei garantissero loro la sicurezza per terre e mari di cui avessero il controllo se se ne andavano secondo i patti. Il più verisimile dunque dei racconti sulla fuga di Enea, del quale fa uso tra gli antichi scrittori Ellanico, nella sua Storia di Troia, è questo”. E subito dopo: “Ma da altri di essi sono stati fatti sullo stesso argomento racconti di tono diverso, che io almeno ritengo meno credibili. Giudichi però ognuno tra gli ascoltatori come vuole…E Menecrate di Xanto narra che egli consegnò ai Greci la città a causa della inimicizia con Alessandro e che per questo beneficio gli Achei gli permisero di salvare la sua casa. Il suo racconto sull’argomento comincia dalla sepoltura di Achille ed è questo: “Gli Achei erano in angoscia e pensavano di aver perso l’eroe determinante per loro nella guerra. E tuttavia, datagli sepoltura, continuavano a combattere con ogni energia, finché Troia fu conquistata perché Enea la consegnò. Enea infatti, essendo privato di onori da parte di Alessandro e escluso dalla distribuzione del bottino, abbatté Priamo e così facendo era diventato uno dei Greci”.
Come farà più tardi Virgilio, Dionigi accenna al tradimento degli Antenoridi ma assolve Enea dall’infamante sospetto; e tuttavia parla delle ricchezze che egli porta via da Troia, insieme con i familiari e gli amici e quelli al suo seguito, grazie alle trattative con i Greci, avvenute, beninteso, a guerra finita. Egli è esplicitamente incredulo sulla veridicità del tradimento, ma non di meno riferisce quanto in proposito scrivono Ellanico e Menecrate. Quella di Menecrate è la prima testimonianza decisamente ostile ad Enea della quale disponiamo e attribuisce il tradimento dell’eroe troiano alla rivalità tra le famiglie di Priamo e di Anchise, già nota e risalente, come abbiamo visto, allo stesso Omero. E nel mondo greco (e naturalmente in quello troiano) l’amor di patria era condizionato fortemente dal desiderio di veder riconosciuto ed apprezzato il proprio valore e la gloria della propria stirpe: basti pensare all’ira di Achille contro Agamennone, determinata non dall’amore per una bella schiava, ma dal timore che cedere al rivale significhi perder credito militare dinanzi all’esercito. Perciò Achille abbandona il conflitto, e la sua assenza dal campo di battaglia tende a dimostrare senza margine di dubbio che i Greci hanno bisogno di lui per vincere. Nel caso di Enea, che Paride discrimina nella distribuzione del bottino, come già la sua stirpe era stata ingiustamente soppiantata da Priamo nel governo della città, scatta un meccanismo analogo che non suscita la condanna di Ellanico, Menecrate e Dionigi. In sostanza, l’amor di patria come lo intenderemmo noi nasce proprio tra i Greci, ma ben più tardi della caduta di Troia e anche dopo Omero: le prime attestazioni di questo nobile sentimento sono nell’elegia arcaica, con Callino e Tirteo, mentre i poemi di Omero hanno per argomento il valore del singolo eroe. Certo, Troia è costretta a difendersi dalla minaccia achea e i suoi capi esprimono maggiore unità d’intenti rispetto alla sostanziale anarchia dell’esercito greco, nel quale la supremazia di Agamennone è discutibile e discussa: ma i concetti di valore militare e conseguente considerazione sociale sono gli stessi per i due popoli. In Francesco Chiappinelli, IMPIUS AENEAS, Tutte le testimonianze classiche e medioevali sul tradimento di Troia da parte del pio eroe virgiliano, 2013. Per acquistarlo al prezzo di euro 10,00 più spese postali contattalo privatamente su Facebook. |
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