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Le Altre Iliadi Oltre al racconto insuperabile di Omero, altri testi di straordinario interesse hanno descritto la vicenda di Troia |
L’IMPIUS AENEAS nei commenti danteschi di Francesco Chiappinelli |
Riteniamo di grande interesse per i nostri amici questa ricerca su Enea traditore nei commenti ai passi più rilevanti della Commedia che trattino dell’eroe: l’apparizione di Virgilio a Dante (Inferno, I 73-75), la collocazione di Enea nel Limbo (Inferno, IV 121-123)e il riferimento all’Antenora che secondo i suoi detrattori dovrebbe ospitarlo (Inferno XXXII 88): con la luminosa eccezione del Singleton i moderni commenti, diversamente da quelli antichi, dimostrano scarsa consapevolezza del problema. Riportiamo qui di seguito le terzine oggetto di questa indagine. Inferno, I 73-75 Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d'Anchise che venne di Troia, poi che 'l superbo Ilïón fu combusto. Inferno, IV 121-123 I' vidi Elettra con molti compagni, tra ' quai conobbi Ettòr ed Enea, Cesare armato con li occhi grifagni. Inferno, XXXII 82-84 «Or tu chi se' che vai per l'Antenora, percotendo», rispuose, «altrui le gote, sì che, se fossi vivo, troppo fora?».
1)Codice cassinese (1350-75[?]), Inferno 1.73 giusto {chiose posteriori}. Virgilius in primo. Rex fuit eneas nobis quo justior alter. nec pietate fuit bello nec major et armis. Quod est contra Servium qui eum proditorem nominat. sed non intellexit mentem Virgilii. 2)Giovanni Boccaccio (1373-75), Inferno 4.122 Ed Enea: Questi fu figliuolo, secondo che i poeti scrivono, d'Anchise troiano e di Venere e nacque sopra il fiume chiamato Simeonte, non guari lontano ad Ilione, al quale poi Priamo, re di Troia, splendidissimo signore, diede Creusa, sua figliuola, per moglie, e di lei ebbe un figliuolo chiamato Ascanio. Fu in arme valoroso uomo e tra gli altri nobili Troiani andò in Grecia con Parìs quando egli rapì Elena: la qual cosa mostrò sempre che gli spiacesse. Non pertanto valorosamente contro a' Greci combatté molte volte per la salute della patria e tra l'altre si mise una volta a combattere con Achille, non senza suo gran pericolo. In Troia fu sempre ricevitore degli ambasciadori greci: per le quali cose, essendo Iliòn preso da' Greci, in luogo di guiderdone gli fu conceduto di potersi, con quella quantità d'uomini che gli piacesse, del paese di Troia partirsi e andare dove più gli piacesse. Per la qual concessione prese le venti navi, con le quali Parìs era primieramente andato in Grecia, e in quelle messi quegli Troiani alli quali piacque di venir con lui, e similemente il padre di lui ed il figliuolo, e, secondo che ad alcun piace, uccisa Creusa, lasciato il troiano lito, primieramente trapassò in Trazia e quivi fece una città, la quale del suo nome nominò Enea, nella qual poi esso lungamente fu adorato e onorato di sacrifici come idio, sì come Tito Livio nel XXXX libro scrive. E quindi poi, sospettando di Polimestore re, il quale dislealmente per avarizia aveva ucciso Polidoro, figliuol di Priamo, si partì e andonne con la sua compagnia in Creti, donde, costretto da pestilenzia del cielo, si partì e vennene in Cicilia, dove Anchise morì appo la città di Trapani. Ed esso poi per passare in Italia rimontato co' suoi amici sopra le navi e lasciata ad Aceste, nato del sangue troiano, una città da lui fatta, chiamata Acesta, in servigio di coloro li quali seguir nol poteano, secondo che Virgilio dice, da tempestoso tempo transportato in Africa e quivi da Didone, reina di Cartagine, ricevuto ed onorato, per alcuno spazio di tempo dimorò. Poi da essa partitosi, essendo già sette anni errato, pervenne in Italia e nel seno Baiano, non guari lontano a Napoli, smontato, quivi per arte nigromantica, appo il lago d'Averno, ebbe con gli spiriti immondi, di quello che per inanzi far dovesse, consiglio; e quindi partitosi là dove è oggi la città di Gaeta perdé la nutrice sua, il cui nome era Gaeta, e sopra le sue ossa fondò quella città e dal nome di lei la dinominò; e quindi venuto nella foce del Tevero ed essendogli, secondo che dice Servio, venuto meno il lume d'una stella, la quale dice essere stata Venere, estimò dovere esser quivi il fine del suo cammino. Ed entrato nella foce e su per lo fiume salito con le sue navi, là dove è oggi Roma, fu da Evandro re ricevuto e onorato; e in compagnia di lui essendo, da Latino, re de' Laurenti, gli fu data per moglie la figliuola, chiamata Lavina, la quale primieramente aveva promessa a Turno, figliuolo di Dauno, re de' Rutoli. Per la qual cosa nacque guerra tra Turno e lui e molte battaglie vi furono, e secondo che scrive Virgilio, egli uccise Turno. Ma alcuni altri sentono altrimenti. Della morte sua non è una medesima oppinione in tutti. Scrive Servio che Catòn dice che, andando i compagni d'Enea predando appo Lauro Lavinio, s'incominciò a combattere ed in quella battaglia fu ucciso Latino re da Enea, il quale Enea poi non fu riveduto. Altri dicono che, avendo Enea avuta vittoria de' Rutoli e sacrificando sopra il fiume chiamato Numico, che esso cadde nel detto fiume e in quello anegò, né mai si poté il suo corpo ritrovare: e questo assai elegantemente tocca Virgilio nel IIII dello Eneida, dove pone le bestemmie mandategli da Didone, dicendo: At bello audacis populi vexatus et armis, finibus extorris, complexu avulsus Iuli, auxilium imploret videatque indigna suorum funera, nec, cum se sub leges pacis inique tradiderit, regno aut optata luce fruatur, sed cadat ante diem mediaque inhumatus arena. Hoc precor etc. [Esposizione litterale] E Virgilio medesimo mostra lui essere stato ucciso da Turno, dove nel libro X dell'Eneida finge che Giunone, sollicita di Turno, nel mezzo ardore della battaglia prende la forma d'Enea, e, seguitata da Turno, fugge alle navi d'Enea; e infino in su le navi essere stata seguitata da Turno, e quindi sparitagli dinanzi: la qual fuga si tiene che non fosse fittizia, ma vera fuga d'Enea, e che quivi, morto, esso cadesse nel fiume. Ma, come che egli morisse, fu da quelli della contrada deificato e chiamato Giove Indigete. 3) Benvenuto da Imola (1375-80), Inferno 1.73-75 Poeta fui. Hic Virgilius describit se a sua professione, dicens, poeta fui, nam Virgilius anthonomastice vocatus est poeta: cum enim poetam dicimus, nec facimus expressam mentionem de quo, intelligitur apud Latinos de Virgilio, apud Graecos vero de Homero. Et tangit principalem materiam de qua scripsit, scilicet gesta Eneae, unde ipse incipit librum Eneidos: Arma virumque cano. Dicit ergo, e cantai, idest poetice scripsi nam cantare proprie est poetarum, sicut dicere oratorum, di quel giusto, scilicet Enea. Sed contra Servius commentator Virgilii dicit quod Eneas fuit proditor patriae, ergo non justus, imo injustissimus; et dicit Servius Titum Livium hoc dicere. Dico breviter quod Servius non bene dicit, sicut et in multis; fuit enim bonus gramaticus, sed saepe non intellexit mentem Virgilii, imo interdum literam pervertit, et trahit ad reprobum et turpem sensum, sicut in libro Bucolicorum in multis. Dico ergo quod Titus Livius dicit totum contrarium libro primo de origine urbis circa principium, scilicet quod Eneas non fuit proditor. Et posito quod fuerit verum Eneam fuisse proditorem, ut aliqui volunt, tamen Virgilius intendit ostendere ipsum justum, ut per hoc ostendat Augusto, in cujus honorem scribit, qualis debet esse princeps, quia scilicet justus, clemens, et probus… Benvenuto da Imola (1375-80), Inferno 32.88-90 Or tu. Hic autor ponit responsionem Bocchae qui non respondet ad petitionem autoris, sed tamquam iratus improperat autori temeritatem; unde dicit autor: et ille Bocca, rispose: Or tu chi se', che vai per l'Antenora. Ad quod notandum quod secunda pars sive regio istius lacus gelati vocatur Anthenorea, ab Anthenore troiano, qui prodidit nobilissimam patriam suam hostibus crudelissimis, qui illam ferro et igne funditus everterunt, viris trucidatis, mulieribus, pueris et turba imbelli in servitute adductis, ex quo natio troianorum dispersa est per mundum, et facta est fabula poetarum graecorum. Ad propositum ergo in ista parte secunda punitur secunda species proditorum, qui prodiderunt patriam et commune suum... 4) Chiose Vernon (1390[?]), Inferno 32.13-69 … E perchè l'altore fa qui menzione della Chaina ti vo' dire perchè tratta qui de' traditori cioè di quatro maniere traditori. La prima Chaina perchè Chaino uccise e tradì il fratello Abel essendo i primi due fratelli che fossino al mondo. La seconda Chaina si chiama Antenora per amore d'Antenore e d'Enea che tradirono la città di Troia… 5) Anonimo Fiorentino (1400[?]), Inferno 1.73-74 Poeta fui et cantai: Qui si manifesta Virgilio all'Autore, et dice ch'elli fu poeta, et che fece versi d'Enea, il quale venne di Troja, et fu figliolo d'Anchise et di Venere. Chiamalo giusto per seguitare Virgilio in ogni sua opera; onde Virgilio nel primo dell'Eneida: Rex erat Eneas nobis, quo justior alter Nec pietate fuit nec bello major et armis etc. Egli è da sapere che, come che Virgilio con stilo poetico tratti, la verità fu che poi ch'e' Greci ebbono morto Ettor figliuolo del re Priamo, Trojolo, et molti altri, et la Città di Troja quasi assediata, Antenore et Enea dissono al re Priamo che de' fatti suoi prendessi partito. Onde Priamo, raunato il consiglio de' suoi baroni, Antenore si levò, et consigliò l'accordo: Enea il seguì; onde Anfimaco figliuolo del re Priamo molto gli biasimò di tal consiglio. Tornati adunque Antenore et Enea alle loro case, la notte medesima presono partito d'accordarsi co' Greci et mettergli nella terra. Mandarono adanque Polidamas, ch'era di loro compagnia et de' loro congiurati, al re Agamenon nell'oste per accordarsi con lui. Il re Agamenon ebbe consiglio da' suoi baroni, et per accordarsi insieme, doppo certe composizioni fatte con Polidamas, mandarono con lui uno signor greco, al quale imposono che parlassi co' traditori Trojani. Partissi adunque la notte medesima Polidamas et Sinone. Ricevuto Polidamas la impromessione da' Greci, che tutti quelli ch'erono nel tradimento de' Trojani sarebbono le loro case et le loro famiglie sicure; et viceversa Sinon ricevuta la promissione da' traditori, che gli darebbono la terra e 'l modo d'entrare nella terra, vennono la notte i Greci a piè d'uno cavallo intagliato ch'era appiè della porta; et ivi accozzatosi co' Trojani che tradivono, finalmente gli missono nella terra et quella disfeciono et missolla sotto le fiamme. Allora si partì Enea colla sua masnada di Troja, con Anchise suo padre, et con Ascanio suo figliuolo, che poi fu nomato Julio; et finalmente, navicando per lo mare Oceano, venne in Italia, come largamente et distesamente scrive Virgilio. Anonimo Fiorentino (1400[?]), Inferno 32.88 Che vai per l'Antenòra: Fa menzione l'Auttore in questa seconda prigione di coloro che tradirono la propria patria, o loro signore, o loro parte, et chiamala Antenora. Chi fosse Antenore, per cui questo luogo è denominato, è stato tocco addirietro in uno capitolo di questo libro, come elli, Eneas, Pollidamas, Ucalion, tennono uno trattato co' Greci, per mezzo di Sinone greco, et come si fece la congiura a piè del cavallo intagliato, ch'era al lato alla porta; et come Antenore, venuti che furono i Greci, aperse loro la porta, et missongli in Troja, et egliono et loro gente furono assicurati, onde Priamo fu morto, et Troja messa a fuoco et ridotta in cenere. Et da questo Antenore è denominata la seconda prigione. 6) Filippo Villani (1405), Inferno 1.73-75 Di quel giusto figliuol d'Anchise. Per opus suum in lingua latina vulgatissimum ostendi[t] se fuisse Virgilium. Ad locum istum allego[rie] mirabilis aperiendus est oculus: nam, licet Maro, ut alluderet Augusto qui materna origine de magno proditore Enea venerat, poetando semper illi pii adiecerit epyteton, atque etiam alicubi per Ylioneum dicere faciat: Rex fuit Eneas nobis, quo nec iustior alter, nec pietate fuit nec bello maior et armis, constat tamen, referente Darete et approbantibus Servio, Donato et aliis commentatoribus Virgilii, Eneam fuisse patrie proditorem. Noster vero poeta, christianus et veritatis cultor et amator, non sine misterio de tali mendatio fabulatur. Cum igitur, hac ducti necessitate, ad sensum allegoricum compellamur, oportet de artificiosa hystorie narratione aliqua proponere que nobis ostendant quid ea via agamus… 7) Johannis de Serravalle (1416-17), Inferno 1.73-75 Poeta fui: declarat se a profexione, asserens se poetam fuisse. Et cantavi de illo iusto filio Anchisis, idest de Enea, de quo, ut sepe dictum est, cantavit et fecit librum Eneydos. Sed nota, quod dum [dicit] Eneam fuisse iustum, sequitur stilum Virgilii, qui describit eum fuisse iustum. Et hoc fecit in honorem Octaviani, qui descendit de eius sanguine. Si autem Virgilius descripsisset Eneam proditorem, sicut de facto fuit, non commendasset Octavianum a prosapia, dicendo ipsum descendisse de uno proditore. Anchises fuit cusinus Priami, regis Troye: fuit in tertio gradu Eneas cum Priamo, qui venit de Troya. Dictum est in tertio preambulo. 8) Guiniforto delli Bargigi (1440), Inferno 4.121-123 ... Ha ancora nominato qui Enea principe di somma pietà, e di alto consiglio, origine, e radice della città di Roma, e dell'imperio del mondo. Il qual Enea, perocchè in Troia aveva sempre santamente consigliato ch'Elena fosse restituita a Menelao, suo marito, e che buona pace si firmasse coi Greci, per questa cagione salvato nel tempo dell'incendio di Troia, e lasciato andare, finalmente con Giulio Ascanio suo figliuolo, arrivò in Italia, e fece parentado col re Latino, sposando Lavinia sua figlia per moglie… 9) Paolo Costa (1819-21), Inferno 32.88 Antenora. Altra sfera, così chiamata da Antenore, che secondo Ditti Cretense e Dareto Frigio, tradì Troia sua patria. 10) Raffaello Andreoli (1856), Inferno 32.88 L'Antenora. Così detta da Antenore troiano, marito di Teano, sorella di Ecuba. Omero lo fa de' più savi tra gli anziani di Troia; ma gli storici narrarano che, spedito all'oste greca per trattar della pace, invece si accostò con gli assedianti nella macchinazione del tradimento della città, e che facilitò l'entrata del famoso cavallo di legno. I Greci, padroni della terra, rispettarono la casa del traditore: alla cui porta egli, secondo l'accordo, aveva inchiodato una pelle di pantera. 11) Gregorio di Siena (1867), Inferno 32.88 Antenora. Questo secondo spartimento della ghiaccia prende tal nome da Antenore, che nipote di Priamo, dicono aver consigliato si restituisse Elena a Menelao. Orazio (Lib. I, Epist. 9): Antenor censet belli praecidere causam. Ma Paride ostinato rifiutò la pace che gli costava il sacrifizio della propria passione, e il dover sottostare alla forza di quel savio consiglio. Orazio (Loc. cit.): Quid Paris? Ut salvus regnet, vivatque beatus Cogi posse negat. Intanto ebbe Antenore nome d'aver tradita la patria ai Greci; e questa mala voce gli si dava a' tempi di Dante; il quale perciò chiama Antenora il luogo che tocca a coloro che tradiscono la patria, o il proprio partito. Servio (AEneid. I, 242) scrive: Antenor, et AEneas, teste Livio, patriam prodidisse dicuntur; ma ciò è falso, aprendoci il grande storico le vere cagioni, onde poterono que'due valorosi porsi in salvo dalle persecuzioni de' Greci (Liv. Lib. I, Cap. I): Jam primum omnium satis constat, Troja capta, in caeteros saevitum esse Trojanos; duobus, AEnea, Antenoreque, et vetusti iure hospitii, et quia pacis, reddendaeque Helenae sempre auctores fuerant, omne jus belli Achivos abstinuisse. 12) G.A. Scartazzini (1872-82 [2nd ed. 1900]), Inferno 32.88-89 Antenora: il secondo spartimento della ghiaccia è denominato da Antenore (Aντηνωρ), principe Trojano, figlio di Asiete e di Cleomestra (Eustath. ad Il. II, 793). Omero lo descrive come uomo savio ed eloquente che, consigliando di restituire Elena ai Greci, cercava la salvezza della sua patria (Hom. Il. III, 148 e seg. 203 e seg. 262 e seg. VII, 345 e seg.). Altri all'incontro ne fecero un traditore che consegnò ai Greci il Palladio (Serv. ad Aen. I, 242; Suid. ad v. Παλλαδιον), diede loro il segno mediante una lanterna, ed aperse il cavallo di legno (Tzetz. ad Lycophr. 340, cfr. Strab. XIII, 1, 53; Paus. X, 27). Dante che, non sapendo di greco, non aveva letto Omero, si attenne alla tradizione che fa Antenore traditor della patria. 13) Giuseppe Campi (1888-93), Inferno 32.88-90 … Ditte Cretense (De bello Troj., Lib. V), e Darete Frigio (De excidio Trojae) affermano che Antenore tradì la sua patria; opinione professata anche dallo stesso Tito Livio (Stor. Rom., Lib. I). Ad Antenore e ad Enea fu concesso di partire illesi da Troja, e niun altro Trojano ottenne tal grazia, per la quale considerazione gli antichi storici pongono anche il pio Enea nel numero de' traditori della patria… 14) Giacomo Poletto (1894), Inferno 32.88-90 Antenora; e il secondo girone di questo Cerchio, così denominato da Antenore, principe Troiano, uno degli eroi dell'Iliade. Potrebbe questo esser nuovo argomento che Dante non conobbe quel poema, dacchè Omero fa d'Antenore un uomo retto e prudente, che s'ingegnò di persuadere ai principi Troiani esser giusto di restituir Elena ai Greci, e così salvare la patria dalla guerra (Iliade, III, 148 e segg.; VII, 345 e segg.); ma di qui forse l'opinione ch'ei fosse stato traditore della patria, e avesse consegnato il Palladio ai Greci, come narra Servio (nell'Aen., I, 242); e Ditte Cretense e Darete Frigio, citati dal Lombardi, lo affermano; come pure lo sospettò Tito Livio (Stor. Rom., I, 1) allegato dal Poggiali. 15) Hermann Oelsner (1899), Inferno 32.88 According to medieval tradition (as preserved for example in the Dictys Cretensis, the Dares Phrygius and the later Roman de Troie) it was the Trojan Antenor who betrayed his city to the Greeks. 16) Francesco Torraca (1905), Inferno 32.88-90 … Per l'Antenora: e così dolendosi, ci apprende il nome della seconda zona di Cocito, come il Camicione quello della prima (v. 58). Le operette attribuite a Darete Frigio e a Ditti di Creta, le quali pretesero di narrare la vera storia della guerra di Troia, divulgarono nel Medio Evo l'opinione che Troia fosse stata tradita da Antenore (cfr. Purg., V, 75), e anche da Enea. «Pieno di falsitade ei promise (ai Greci) di tradire loro la cittade in tale guisa ch'elli ne faranno a loro volontade». St. d. G. di Troia, XXIX. Nell'Antenora sono puniti i traditori della patria e della parte. 17) Tommaso Casini and S.A. Barbi (1921), Inferno 32.88 Antenora: il secondo girone dei traditori è cosí detto da Antenore, principe troiano, che nei poemi omerici è rappresentato come uomo sapiente ed eloquente e come autore della proposta di restituire Elena ai greci e di far quindi la pace (cfr. Iliade III 148 sgg., VII 350 sgg.): da che venne forse la posteriore leggenda ch'egli fosse traditore della patria e consegnasse ai nemici il Palladio (Servio, ad Aen. I 242). 18) Carlo Steiner (1921), Inferno 32.88-89 Antenora: questa seconda zona di Cocito è detta Antenora, da Antenore troiano, che nei poemi omerici è lodato come principe giusto ed eloquente, ma che da una leggenda, formatasi piú tardi, viene rappresentato come traditore di Troia e di là esule. Cosí G. Villani chiama i Veneziani: i perfidi estratti del sangue d'Antenore traditore della sua patria di Troia: Cron., XI, 901, SERVIO, Ad Aen., I, v. 242, scrive che Antenore ed Enea, secondo la testimonianza di Livio, furon creduti traditori della patria. Ma Livio, I, 1, non dice questo. 19) Daniele Mattalia (1960), Inferno 32.88 l'Antenora: la seconda zona di Cocito, assegnata ai traditori della patria e della parte: da Antenore, guerriero troiano che, nella tradizione post-omerica, da Dante conosciuta probabilmente dal commento di Servio all'En. (I, 242), passò per traditore, avendo consegnato il Palladio ai greci. Fondatore di Padova, secondo una vulgata leggenda: cfr. Purg., V, 75. 20) Giuseppe Giacalone (1968), Inferno 32.88 Antenora: la seconda zona dei traditori della patria prende il nome da Antenore, eroe troiano che tentò di persuadere i suoi a restituire Elena ai Greci e far la pace. Ma per una leggenda, registrata nel commento di Servio all'Eneide, si credeva che avesse consegnato il Palladio ai nemici e avesse aperto lo sportello del cavallo di Troia per far uscire i Greci. 21) Charles S. Singleton (1970-75), Inferno 32.88 Antenora: The name of the second of the four subdivisions of the ninth circle of Hell, in which are punished those who betrayed their country or their party – political traitors – is derived from the Trojan Antenor, who in the Middle Ages was believed to have betrayed Troy to the Greeks. In the twelfth-century Roman de Troie of Benoît de Sainte-Maure, for example, he is spoken of in vs. 26135 as “Antenor, li coilverz Judas” (“Antenor, the treacherous Judas”) and in vs. 25842 as “li vieuz Judas” (“the old Judas”). Among other acts of treachery, Antenor was thought to have been involved with the theft of the Trojan Palladium (mentioned by Dante in Inf. XXVI, 63) and the stratagem of the Trojan horse – Aeneas, in some versions, being implicated in these betrayals. The medieval belief was no doubt derived from the histories of Dictys Cretensis and Dares Phrygius, which, through the medium of Latin versions, were widely read in the Middle Ages (see Ephemeris belli Troiani V, 4-17 and De excidio Troiae XXXIX-XLIV). The Homeric account (Iliad III, 146-60; VII, 345-53), that Antenor tried to save his country by advising the surrender of Helen, was apparently lost sight of at the time. There is no hint of his treachery in Virgil, but Servius (who lived in the late fourth and early fifth centuries) makes mention of it in his note on Aen. I, 242, and refers for confirmation to Livy (I, i, 1): “Iam primum omnium satis constat Troia capta in ceteros saevitum esse Troianos: duobus, Aeneae Antenorique, et vetusti iure hospitii et quia pacis reddendaeque Helenae semper auctores fuerunt, omne ius belli Achivos abstinuisse.” (“First of all, then, it is generally agreed that when Troy was taken vengeance was wreaked upon the other Trojans, but that two, Aeneas and Antenor, were spared all the penalties of war by the Achivi, owing to long-standing claims of hospitality, and because they had always advocated peace and the giving back of Helen.”) 22)Nicola Fosca (2003-2006), Inferno 32.88-90 … Il nome Antenora, che designa la seconda zona di Cocito, proviene da Antenore, il quale “nei poemi omerici fu un nobile principe troiano che avrebbe non tradito, ma cercato di salvare la patria, consigliando che si restituisse Elena ai Greci e si facesse con essi la pace. Ma dopo che Virgilio ebbe fatto d'Antenore l'unico troiano sfuggito alla schiavitù dei nemici, navigatore dei mari e infine fondatore di Padova (Aen. I.242ss.), Pausania (X.27) e Strabonio (XIII.i.53) avevano sospettato che avesse ottenuto la libertà in premio d'aver dato il segnale ai greci e aperto il famoso cavallo nell'ultima notte di Troia; e l'accusa di tradimento, accolta da Servio nel commento al citato passo dell'Eneide, aveva ottenuto stabil credenza nel Medio Evo; tanto che il Buti, riportando l'epitaffio che, 'secondo che si dice e che si vede', fu inciso sulla sua sepoltura, Hic iacet Antenor paduanae conditor urbis: Proditor ille fuit, et qui sequuntur eum, l'interpretava nel senso che i patavini tutti fossero traditori. Non molto diversa dovette essere l'opinione di Dante quando chiamò Antenori, in altro passo del Poema (Purg. V.75), i patavini” (Trucchi). Ma si legga la chiosa di Guido da Pisa: “... Anthenor, qui operante dolosa et versipelli astutia Dyomedis et Ulixis et multo auro recepto a Grecis, Palladium, quod erat presidium Troyanorum, extra Troyam transduxit ad Grecos. Quo presidio civitas spoliata, ipso proditore agente, in manus devenit obsidentium Argivorum. Ipse vero capta et incensa sua urbe, cum multitudine Troyanorum ad partem illam applicuit que tunc dicebatur Gallia Cisalpina; ibique civitates duas fecit, Paduam scilicet et Venetias”. |
Da Novembre 2008 |
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