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L'IMPIUS AENEAS - E Classica

 

Francesco Chiappinelli

I primi Cristiani

e l’impius Aeneas

 

 

Anche il nascente Cristianesimo per motivi apologetici si occupò del tradimento di Enea. A parlarcene è Tertulliano, in un passo dell’ ad nationes (Ai pagani, per intenderci) databile alla fine del II secolo. L’apologista ironizza pesantemente sui tanti culti pagani e sulla loro eterogeneità, per passare poi alle due figure eroiche più care ai Romani, Enea appunto e Romolo, di cui riepiloga le discutibili vicende. Ecco il passo originale, seguito dalla mia traduzione.

 

TERTULLIANO, AD NATIONES, II 9, 12

[12] Patrem Indigetem Aenean crediderunt, militem numquam gloriosum, lapide debilitatum. Quod telum quantum uolgare atque caninum, tanto ignobile uolnus. Sed et proditor patriae Aeneas inuenitur, tam Aeneas quam Antenor. [13] Ac si hoc uerum nolunt, Aeneas certe patria flagrante dereliquit socios, feminae Punicae subiciendus…[14] Pius Aeneas ob unicum puerum et decrepitum senem, Priamo et Astyanacte destitutis? Atquin Romanis magis detestandus, qui pro salute principum et domus eorum aduersus liberos et coniuges et omne pignus suum deierant…[18] Quid aliud Aeneae gloriosum, nisi quod proelio Laurentino nusquam comparuit? Rursus forsitan solito more quasi desertor e proelio fugerit.

 

12. Credono da sempre loro padre fondatore e dio indigete Enea, soldato mai glorioso, infiacchito da un sasso. Quanto volgare e degna d’un cane è quest’arma, tanto vergognosa ne è la ferita. Ma Enea viene scoperto anche traditore della patria, sia lui che Antenore. 13. E se non vogliono darlo per vero, certo Enea mentre la patria bruciava abbandonò gli alleati per sottomettersi a una femmina Cartaginese…14. Pio Enea per un unico fanciullo e un decrepito vecchio salvati, ma abbandonando Priamo e Astianatte? Anzi, ancor più detestabile dai Romani, che per la salvezza dei loro sovrani e della loro casa son pronti a rinunciare a figli e mogli e ogni ricchezza…18. Quale altra gloria c’è per Enea se non che durante la battaglia di Laurento scomparve? Ma forse come al solito fuggì via dalla battaglia come un disertore.

 

Se a queste parole aggiungiamo gli scherni dell’apologista contro Romolo, il bastardo fratricida fondatore di Roma, capiremo meglio l’astio e il disprezzo che contro il Cristianesimo nutriva la classe dirigente romana, da sempre legata alle sue mitiche origini.

 

 

 

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