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Prose e Poesie

 

Isa Chiappinelli Rianò

L'uccello del mare

e altri racconti

 

IL PESCIOLINO D’ARGENTO

Un pesciolino d'argento, striato di nero, ha abboccato all'amo, e ora si dibatte in capo al filo della canna, mentre Lello, esultante, corre a farlo vedere ai fratellini, che poco più in là giocano accanto alla mamma.

        - Ho preso un pesce!

        Lilli e Lalla, che hanno da poco finito di costruire un meraviglioso castello di sabbia, balzano in piedi elettrizzati, mentre la mamma guarda con pena la bestiola che guizza e dà strattoni disperati.

       - Sai che facciamo? dice Lilli che è sempre il più intraprendente. - Mettiamolo subito in acqua nel secchiello. Intanto, vicino al castello, costruiamo un giardino con una bella vasca e poi ve lo sistemiamo.

       Il pesciolino nuota affannato nel secchiello, dà di testa e di coda continuamente in quelle anguste e colo­ratissime pareti, si acquatta come terrorizzato verso il fondo, risale; un filino di sangue riga l'acqua uscendo dalle sue piccole fauci, dove l'amo ha agganciato.

      I ragazzi lavorano alacremente, aiutati dai loro compagnetti venuti a vedere il pesciolino. Lello è pieno d'iniziativa.

      - Pietre! - grida come un esperto muratore, mentre gli altri, miseri manovali, ubbidiscono.

      - Acqua! - Eccoli portar l'acqua svelti e compunti, con piccoli secchielli, annaffiatoi e persino nella conca delle loro piccole mani. Infine la vasca è pronta. Vi hanno messo d'intorno dei ramoscelli verdi, ficcati nella sabbia: sono gli alberi del giardino. Di certo il pesciolino sarà felice e orgoglioso di vivere in una tal vasca e in una tal villa, anzichè sentirsi sperduto nel vasto mare. - È vero, mammina?

      La mamma guarda il pesciolino: i suoi guizzi, anche se più lenti, le sembrano disperati, mentre le branchie gli si dilatano come nell'ansia di trovare il respiro. Di certo ha esaurito la limitata provvista di ossigeno che l'acqua del secchiello poteva contenere, e ora si dibatte soffocando, per ricadere di tanto in tanto come inerte, col pancino in alto.

     - Fate presto, bambini: il pesciolino ha bisogno di acqua nuova - raccomanda la mamma, mentre pensa come farà a convincerli che, fuori del mare, morirà.

     Ora si provano a levarlo dal secchiello, ma il pe­sciolino scivola loro fra le dita, solletica le loro palme.

     - Lascia fare a me.

     - Tu non ci riesci, provo io.

     Provano tutti e tre, si accalcano intorno al secchiello, lo urtano, lo rovesciano. Il pesciolino fa salti disperati e insospettati, boccheggiando sulla sabbia asciutta.

     - Fermi! - ordina la mamma.

     Si alza dal seggiolino, e con la palettina, pian piano, spinge il pesciolino nella vasca, sotto l'ombra degli alberelli, accanto al castello.

      - Ecco che si riprende.

      Si riprende infatti, e nuota tranquillo: la vasca è più grande del secchiello e la ghiaia che la riveste ha un colore per lui familiare. I bimbi non si stancano di guar­darlo compiaciuti.

      Ma ormai è mezzogiorno, è l'ora di rincasare, dice la mamma.

     - E il pesciolino? - domandano in coro, preoccupati, i bambini. Si consultano sul da farsi. Portarlo a casa? Lasciarlo qui, nel giardino del castello? La mamma pensa che è il momento d'intervenire:

    - Bambini, il pesciolino d'argento morirebbe in tutti i casi. Ha bisogno di mare come noi dell'aria. Fate una bella cosa: restituitegli la libertà, e chissà come sarà felice dopo questa penosa avventura!

    Mamma! - protesta Lello con calore. - Una volta tanto che son riuscito a pescare! Allora tutto il pesce che viene portato al mercato... non lo si ributta in mare!

   - Certo, Lello. Ma se la pesca vera e propria è utile all'uomo perché serve a fornire un ottimo alimento, e a procacciare da vivere a quelli che vi si dedicano, il sacrificio di questo povero pesciolino risulterebbe completamente inutile. Su, da bravi, ridategli la libertà! E poi - aggiunge con un sorriso - chissà che il vostro pesciolino d'argento non sia un parente povero del pe­sciolino d'oro. Ricordate la bella fiaba di Grimm? - Sì, i ragazzi la ricordano. E la mamma ha saputo perorare bene la causa del pesciolino presso di loro, aggiungendo alla realtà un pizzico di fantasia.

     Eccoli, convinti e un po' assorti, scavare al comando di Lello, un canale che collega la loro vasca al mare: ecco l'acqua defluire e rifluire, secondo l'alterno moto delle onde, ecco il pesciolino d'argento venire ri­succhiato rapidamente da esse. I bimbi lo seguono un istante con lo sguardo, poi fissano il mare aperto, lieti di aver saputo essere generosi.

     - Bravi bambini! - La voce della mamma li scuote.

     - Siete stati buoni. E nessuna cosa è migliore del bene compiuto, anche verso la più modesta creatura.

      Su questa affermazione, come tre punti fermi, tre baci della mamma: uno a Lello, uno a Lilli, uno a Lalla.

 

 

 
 
 
 
 

 

 

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