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Diritto e rovescio di Laura Torelli
Presentazione del libro. Sabato 20 gennaio 2007, ore 18.30. Aula consiliare del comune di Gioia Sannitica. Interventi: Dr. Mario Fiorillo (Sindaco), Avv. Raffaele Pucino (Assessore alla Cultura), Dr: Michelangelo Raccio (Assessore alla P.I.), Prof. Vittorio Civitillo (doc. Lettere), Prof. Raffaele Simone (doc. Lettere), Don Giuseppe Oropallo (Parroco di Gioia Sannitica), Don Alfonso Salomone (Parroco di Auduni), Laura Torelli. Moderatore: Avv. Enzo Perretta. |
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Vittorio Civitillo Presentazione del libro |
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Dalle statistiche risulta che l’Italia è uno dei Paesi in cui si legge di meno. Riunirci per festeggiare la nascita di un nuovo libro è quindi un evento già di per sé molto significativo. Se poi il nuovo libro è stato scritto da una nostra concittadina, che è anche una ex alunna del nostro Istituto Comprensivo, e se l’autrice è addirittura una mia ex allieva, di cui ricordo la predilezione per i lunghi temi, ricchi di idee e bene organizzati, comprenderete che, per chi vi parla, l’evento assume caratteri di eccezionalità. Per questo motivo, quando il Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo, prof. Bruno Di Lello, impossibilitato a prendere parte a questa manifestazione, mi ha pregato di sostituirlo, per la presentazione del libro, non ho esitato ad accettare l’incarico. Il nuovo libro, venuto recentemente alla luce, si intitola "Diritto e rovescio" ed è l’opera prima dell’avvocato Laura Torelli. Un’opera prima che nasce già matura, che rivela la fresca vena narrativa dell’autrice, che si legge tutta di un fiato e la cui lettura mi sento di raccomandare vivamente a tutti, ma in particolare ai ragazzi, per i motivi che dirò a conclusione di questo intervento. In Italia, dicevo, si leggono pochi libri, e la disaffezione alla lettura coinvolge sempre di più, purtroppo, le fasce giovanili. I ragazzi sono distratti da mille interessi: la televisione, i videogiochi, il telefonino, Internet. Rispetto ai coetanei di un tempo sembrano più informati, più... “svegli”. In realtà, non sempre riescono a trovare un bandolo nei mille messaggi da cui sono bombardati, e rispetto ai quali rimangono, molte volte, disorientati. Trovano il tempo per tante attività, questi nostri ragazzi, ma sembra che non riescano proprio a trovarne per quella che è da sempre l’attività formativa più importante, la lettura. Ė solo colpa dell’età, delle distrazioni? Non parlerei di colpe ma di opportunità mancate. I ragazzi, in realtà, amano le belle storie, che sono il contenuto di tanti bei libri. Però molto spesso non hanno a disposizione i libri da leggere. Nelle loro case spesso ci sono pochi libri, e quelli che ci sono magari non sono i più rispondenti ai loro gusti, oppure non sono adatti alla loro età. L’incontro con la lettura è un momento importante. Proporre ai ragazzi un libro non adatto alla loro età, ai loro interessi, ai loro bisogni interiori è un grosso rischio. Una delusione potrebbe avere come conseguenza l’allontanamento definitivo dalla lettura. L’incontro con il libro, invece, è positivo se il ragazzo rimane soddisfatto dell’esperienza vissuta e desideroso di ripeterla. Anche la scuola ha le sue responsabilità, nell’allontanare gli alunni dalla lettura. Sottoporre un libro a infinite operazioni sul testo (riassunti, analisi strutturali...) prima di averlo fatto leggere agli alunni, o letto dalla cattedra, tutto intero, senza interruzioni e commenti non strettamente indispensabili, può letteralmente uccidere il piacere della lettura, trasformando l’incontro anche con il più bel libro in qualcosa di pesante e noioso, in un faticoso impegno scolastico, peggio, in un’occasione mancata per far nascere, ripeto, il “piacere della lettura”. Prima di incolpare i ragazzi di scarso interesse per i libri dobbiamo quindi chiederci se noi adulti, soprattutto nella veste di genitori e insegnanti, abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere per promuovere l’interesse per la lettura. L’amore per il libro deve essere suscitato molto presto, prima ancora dell’età scolare. Bisogna cominciare a regalare libri ai bambini anche prima che imparino a parlare. Libri giocattolo, all’inizio, libri senza parole, colorati, gradevoli da maneggiare e da guardare. Successivamente libri di fiabe. Più in là libri di avventure. I genitori devono sfogliarli assieme al bambino, leggergli le storie, immergerlo nel mondo incantato delle fiabe, in modo che si abitui a considerare il libro un oggetto familiare, un compagno di giochi che gli fa vivere momenti lieti. In questo modo il libro diventerà un amico che lo accompagnerà per tutta la vita. Un errore, che soprattutto i genitori devono evitare, è quello di sgridare il ragazzo che non legge. Si può, e si deve, sgridare il ragazzo che non studia, ma la lettura individuale deve essere un piacere e non una imposizione. Il comportamento giusto è quello di portare a casa libri di tutti i tipi, senza dare particolare peso alla cosa. Il ragazzo sa che i libri stanno lì, a sua disposizione. Prima o poi ne leggerà qualcuno. Lo farà quando ne avrà il desiderio, e quello che ho già definito un incontro sarà piacevole, costruttivo e formativo. Una volta nato l’amore per la lettura tutto diventa semplice. Dalla lettura di bei libri si passerà alla lettura di tutti i libri, con ricadute positive sulla formazione complessiva della personalità. Il libro è stato da sempre un importante mezzo di riscatto e promozione sociale perché insegna a pensare, a farsi un’idea di sé e del mondo e della propria collocazione all’interno della società. Il sapere rende liberi, per questo motivi i regimi repressivi e autoritari hanno paura dei libri, esercitano un forte controllo sui loro contenuti e sulla loro circolazione; nei casi estremi li bruciano, perseguitano o uccidono gli autori che non si allineano con il potere. Leggere e mettere a confronto tanti libri equivale mettere a confronto tante possibili visioni del mondo, acquistare consapevolezza della complessità dei problemi e della necessità di esercitare le proprie capacità critiche per scegliere, di volta in volta, le soluzioni più opportune, nella consapevolezza, tuttavia, che non ci si può mai ritenere padroni di verità assolute o definitive. Leggere significa anche crearsi la forma mentis indispensabile per poter scrivere. Non si impara a scrivere con la grammatica, si impara a scrivere leggendo. La grammatica viene dopo. Il libro come amico, dicevo più sopra. Un amico discreto, però, che vuole essere cercato, non è invadente e prepotente come la televisione. Accetta di parlarci solo se il nostro interesse è tutto per lui, se ascoltiamo/leggiamo ogni sua parola con attenzione, se ci immergiamo nella sua lettura totalmente, dimenticando il resto che ci circonda. Il libro, per parlarci, ha bisogno di silenzio. Vuole che si spenga la televisione, che si spenga il telefonino, che si spenga il computer, che si spenga lo stereo. Sono disposti, i ragazzi, a mettere da parte, anche per poco, questi nuovi strumenti di comunicazione e intrattenimento, tanto più invitanti della lettura, almeno all’apparenza? Sono convinto di sì, se si trovano sottomano un buon libro. E come deve essere un libro, per incontrare il loro favore? Un libro per ragazzi deve rispondere innanzitutto a quelli che sono i reali bisogni degli adolescenti. Contenuti e linguaggio devono essere accattivanti, il ritmo narrativo rapido e incalzante, la trama avvincente. E che cosa ci può essere di più avvincente di una storia che abbia come protagonisti dei ragazzi, che si svolge in un’atmosfera di mistero, in luoghi che incutono paura, con personaggi inquietanti e, addirittura, tesori nascosti? Tutti elementi, notate bene, che troviamo nel libro di Laura Torelli! Per avere una conferma di quanto asserito, vi leggo le risposte che hanno dato i miei alunni di terza media al quesito: “Quali requisiti, secondo te, deve avere un libro per risultare interessante?”.
RISPOSTE DEGLI ALUNNI
Angelo Barbieri: «Un libro, per essere interessante, per prima cosa dovrebbe avere come protagonista un eroe. Si dovrebbe ambientare in un periodo storico molto importante, parlare di guerra e raccontare tutto nei minimi dettagli, anche le scene più violente. Il protagonista dovrebbe essere un adolescente, così potrei immedesimarmi in lui. Naturalmente ci dovrebbe essere una storia d’amore, anche senza un lieto fine, e tanti colpi di scena. Per essere ancora più interessante non dovrebbero mancare i personaggi misteriosi, che aiutano il protagonista nelle situazioni più difficili.» Anna Chiara Barone: «Beh, prima di tutto la copertina deve essere colorata e bella. Il titolo, poi, deve essere misterioso... Preferisco i libri di avventura perché i personaggi sono quasi sempre coraggiosi e a volte infondono coraggio anche a me. Un libro deve essere prima di tutto misterioso e con colpi scena inaspettati. Ho letto diversi libri, uno più bello dell’altro, anche se preferisco giocare alla play station o ascoltare musica.» Luca Caiola: «A me non piacciono i romanzi che finiscono bene, col bacio e vissero tutti felici e contenti. Per piacermi in un libro ci deve essere qualche colpo di scena che stimola l’interesse di leggerlo. Amo molto i libri di horror e le enciclopedie. Odio i libri di fantascienza perché non è mai la realtà. Anche alcuni di horror non sono reali ma mi piacciono molto.» Carmen Cassella: «Per piacermi, un libro non deve essere noioso.» Lorella Ciaburri: «Per attirare la nostra attenzione un libro deve avere come protagonisti ragazzi della nostra età, che ci presentano il mondo di oggi, raccontano esperienze reali, ma soprattutto che affrontino i problemi che stiamo vivendo noi, nell’adolescenza. Ci devono essere anche colpi di scena e amori che nascono e poi finiscono.» Mario De Bella: «Odio i libri noiosi, senza colpi di scena. Un libro deve trasmettere delle emozioni, in modo da invogliare il lettore ad “entrare” nella storia narrata e a capirne tutti i punti, anche i più difficili. Un libro deve essere divertente e nello stesso tempo serio, deve dare degli stimoli ai lettori, deve farli sorridere a volte e riflettere altre volte.» Simona Del Monaco: «Un libro, per interessarmi, deve essere romantico e deve coinvolgermi, quindi deve riuscire a farmi entrare nei panni del protagonista, mi deve tenere con il fiato sospeso e non deve terminare con un lieto fine. Penso che i libri che finiscono con un lieto fine non sono tratti dalla realtà e quindi a volte sono noiosi.» Roberta Di Cristofano: «Per me un libro deve essere romantico, oppure parlare degli adolescenti e dei loro problemi, anche con la famiglia, e mi deve insegnare qualcosa che mi possa servire negli anni. Invece i libri che non mi interessano sono quelli di fantascienza, i libri gialli, di horror e quelli che parlano di storia.» Mario Fantini: “Mi piacerebbe un libro che parlasse di ragazzi che sono in difficoltà e riescono a risolvere i loro problemi, perché così, se mi trovassi nelle stesse situazioni, le saprei affrontare senza avere paura di sbagliare. Mi piacciono anche i libri di argomento storico, perché mi permettono di confrontare il nostro modo di vivere con quelli del passato.» Giovanna Fattore: «Un libro mi deve portarte in un mondo fantastico, con personaggi che vivono avventure eccezionali.» Mario Ferrucci: «Per me un libro è interessante solo quando è corto, l’argomento è di ingegneria o di horror; spiega cose che già so, ma soprattutto cose che non so; è molto illustrato; contiene esperimenti da fare, semplici e con materiali di tutti i giorni. Deve essere scritto da un maschio, non perché ho qualcosa contro le donne ma solo perché gli uomini sono più portati per i generi che adoro io (meccanica, elettronica, telecomunicazioni ecc.). Per me un libro deve essere istruttivo perché io leggo per imparare, non per passatempo.» Cristiana Fiorillo: «Per me un libro deve trattare di argomenti adolescenziali e mi deve insegnare qualcosa. I protagonisti devono essere ragazzi della mia età. Un libro mi può appassionare anche se è romantico, parla d’amore. Non mi piacciono libri di horror e gialli perché non insegnano molto.» Biondino Gaudio: «Mi piacciono i libri che si interessano di scienza, tecnica e invenzioni.» Salvatore Gentile: «A me i libri non piacciono perché odio leggere. Alla mia età la lettura di libri non è la cosa più interessante e piacevole. Se devo sapere una storia, ad esempio Harry Potter, preferisco vederla in TV. Se proprio sono costretto a leggere un libro preferirei un libro di barzellette.» Matteo Landolfi: «Un buon libro deve essere non troppo lungo, deve entrare bene nei dettagli, deve avere delle illustrazioni. Mi piacciono soprattutto i libri di fantascienza, ambientati nel futuro, che terminano con un lieto fine. Io ho poca esperienza di libri perché ne ho letto ben pochi. Però anche qui da noi, a Gioia Sannitica, una signora che conosciamo tutti, che fa l’avocato, ha pubblicato un libro che credo sia di genere giallo. Sono ansioso di leggerlo. Michele Liparulo: «Ho letto tanti libri ma pochi sono quelli che ho letto con entusiasmo. Io leggo molto libri di fantascienza e avventure, ma ho anche una collezione di fumetti. Alcune volte ho letto libri di papà, ma il genere di libri che legge mio padre a me non piace.» Moscatiello Antonio: «Mi piacciono le storie divertenti.» Enrico Melillo: «Un libro per piacermi deve essere comico, d’amore, di storia o di fantascienza. I libri che non mi piacciono sono quelli horror perché da essi non posso imparare niente.» Chiara Mennone: «Mi piacciono i libri che descrivono i sentimenti di ragazzi e ragazze della mia età. Monica Pascale: «Un libro deve farmi sognare.» Domenico Pascale: «Un libro per essere interessante deve raccontare avventure quasi impossibili. Anna Pellini: «Per me un libro per essere interessante deve avere i seguenti requisisti: a) deve essere divertente; b) deve parlare di avventure fantastiche, straordinarie o amorose; c) deve avere personaggi che siano della mia età o poco più grandi della mia età.» Ivan Massimo Pellini: «Un libro deve farmi ridere.» Salvatore Perillo: «Il mio genere preferito sono le avventure, le cacce al tesoro, i viaggi verso isole misteriose. Mi piacciono anche i miti e le leggende. Ad esempio, mi è piaciuta molto l’Odissea.» Anna Bella Raccio: «Per me un libro non deve essere noioso, deve invogliare ad essere letto, con un titolo coinvolgente e misterioso. Poi deve farmi entrare nei panni del protagonista. Per essere più piacevole deve essere ambientato nel presente, e i protagonisti devono essere ragazzi della mia età. Il genere di libro che preferisco è quello di avventure perché mi piace il rischio.» Giuseppe Raccio: «Un libro deve essere divertente e con molte illustrazioni.» Guido Santagata: «Per me un libro deve essere ricco di contenuti, di colpi di scena e di mistero, ma soprattutto di non più di 200 pagine. Mi entusiasmano i gialli e quando incomincio a leggerli mi verrebbe voglia di finire subito. Adesso non vedo l’ora di leggere “Diritto e rovescio” di Laura Torelli. Spero sia entusiasmante, ma già mi entusiasma il titolo.»
CONCLUSIONE
Le preferenze espresse dai ragazzi ci danno la conferma che "Diritto e rovescio" possiede tutti i requisiti che rendono un libro interessante. La trama, l’ambientazione, i personaggi, i colpi di scena creano un’atmosfera di mistero che ne rende avvincente la lettura. Termino quindi questo intervento raccomandando il libro di Laura Torelli a tutti, con particolare riguardo ai preadolescenti. Ne consiglio inoltre l’adozione come testo di narrativa nelle diverse classi della scuola secondaria di primo grado. Congratulazioni vivissime, Laura, e arrivederci alla presentazione della tua prossima opera! |
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