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Sperimentazioni Didattiche

 

 

 

"Sulla panchina"

Come creare un testo teatrale in classe

 

Vittorio Civitillo

 

 

Quella volta - insegnavo Lettere in terza una terza media - per la tradizionale recita di fine anno, io e i miei alunni decidemmo di non ricorrere ad un testo teatrale già scritto, ma di produrne uno tutto nostro, attraverso un lavoro collettivo della classe.

Per la scelta dell'argomento, dopo che tutti gli alunni ebbero modo di formulare le loro proposte, arrivammo alla conclusione che – anche per rispettare la caratteristica fondamentale del teatro, che è quella di portare sulla scena la vita – avremmo tratto ispirazione dal vissuto dei ragazzi.

In questo modo saremmo stati sicuramente originali, evitando l’imitazione di modelli – di tipo inevitabilmente televisivo – che avrebbero reso banale il prodotto, ammesso che si fosse riusciti a produrre qualcosa.

Decidemmo quindi di portare sul palcoscenico episodi veri, di cui gli stessi alunni della classe fossero stati protagonisti. Per creare una storia, inoltre, gli episodi avrebbero dovuto vertere su un unico tema e avere personaggi con precise caratteristiche.

Fra le tante proposte, quella che alla fine si impose in maniera addirittura entusiastica riguardava i rapporti tra fratelli e sorelle, soprattutto sotto l’aspetto conflittuale, vale a dire i loro litigi. Chi ha ragione, i fratelli o le sorelle? Immediatamente nella classe partirono accuse incrociate, con battute ironiche o maschiliste da parte dei ragazzi e risposte più o meno piccate e risentite delle ragazze. Fu subito chiaro, insomma, che episodi e commenti che dessero "sangue" alla storia da creare non sarebbero mancati, avendo quasi tutti gli alunni qualche storia vera da raccontare.

Non rimaneva che passare alla stesura del testo… Già: molto più semplice dirlo che farlo! Ci rendemmo subito conto che cominciare a scrivere, sia individualmente che in gruppo, non avrebbe portato molto lontano. La ricerca delle battute, la scelta di quelle più efficaci, il tempo necessario per trascriverle… avrebbero presto frenato e raffreddato l'attività creativa, portando alla noia e alla perdita di interesse.

A questo punto scattò l'intuizione vincente. Nella classe c'erano due gemelli di sesso diverso: Tania e Michele. Perché, invece di far "raccontare" un loro litigio non invitarli a "ripetere" davanti a tutta la classe quel litigio, e quindi, in sostanza, a "rappresentarlo"?

Detto fatto. Spostammo banchi e cattedra in modo da creare uno spazio-scena separato dallo spazio-pubblico, collocammo al centro della scena due sedie e invitammo Tania e Michele a ripetere/rappresentare il loro ultimo litigio.

I due gemelli ce la misero tutta, beccandosi con ironia e risentimento, e il successo fu strepitoso. Sull’onda dell’entusiasmo altre coppie ragazzo/ragazza si avvicendarono sulla scena, simulando conflitti tipici fratello/sorella.

Mentre le varie coppie litigavano, i ragazzi del pubblico trascrivevano le battute più divertenti oppure ne suggerivano altre, che venivano provate e trascritte sul momento.

In questo modo, al termine, di quella prima seduta di teatro/vita nulla era andato perso. Invece di conservare solo il ricordo di un’attività creativa divertente, avevamo anche un primo canovaccio di dialoghi e situazioni, da rielaborare, sistemare, perfezionare.

Dopo quella seduta ne seguirono altre, fino ad arrivare – dopo prove, riprove e ripensamenti – alla stesura del testo finale, che fu rappresentato alla presenza del pubblico, nel tradizionale spettacolo di fine anno, con grande successo.

 

 

 

Sulla panchina

 

Personaggi: FRATELLO, SORELLA, 1ª AMICA, 2ª AMICA (Le tre ragazze indossano pantaloni).

 

SCENA: Un giardino pubblico. Al centro, una panchina - Il Fratello, in tuta e con lo zainetto in spalla, passeggia nervosamente davanti alla panchina, sbirciando ogni tanto l’orologio. Dopo un po’ si sente la voce della Sorella che, fuori scena, saluta la mamma.

 

SORELLA: Ciao, mamma. (Entra in scena)

FRATELLO: Sei scesa, finalmente!

SORELLA: Ma devi sempre protestare?

FRATELLO: Mi sembra logico. Stai sempre davanti allo specchio. Impieghi ore per prepararti!

SORELLA: Ho il diritto di mettermi in ordine, o anche questo ti dà fastidio? (Entrambi si siedono sulla panchina)

FRATELLO: La prossima volta non ti aspetto, così la mamma, da sola, non ti fa uscire.

SORELLA: Guarda che, al ritorno dalla scuola, TU hai mangiato e ti sei seduto comodamente a vedere la televisione...

FRATELLO: E che, mi perdevo la partita della Nazionale?

SORELLA: …IO, invece, ho dovuto sparecchiare la tavola, lavare i piatti, stirare, lavare la biancheria…

FRATELLO: Quante storie per quei quattro stracci che lavi.

SORELLA: Tra i quali, ci sono anche i tuoi “profumati” calzini!

FRATELLO: Va be’, lasciamo stare…

SORELLA: Sì, lasciamo stare. Voi fratelli volete solo comandare ed essere serviti.

FRATELLO: (Si alza, depone lo zainetto sulla panchina, ne esamina il contenuto) Io vado a giocare a pallone. E tu, che fai?

SORELLA: (Seccata) Aspetto le mie amiche per andare a cinema. Ti dispiace, per caso?

FRATELLO: Ma guarda… ho dimenticato le scarpette a casa. Uffa! (Guarda la sorella, esitando, poi le si rivolge con tono deciso) Vammele a prendere!

SORELLA: Che cosa? Ma sentilo! Le scarpette sono tue, perché dovrei andarle a prendere io?

FRATELLO: E allora, a che serve avere una sorella?

SORELLA: Non sono la tua serva.

FRATELLO: Sei donna: devi ubbidire!

SORELLA: Ah! ah! Ha parlato il grand’uomo.

FRATELLO: O ti muovi o sono schiaffi!

SORELLA: E provaci! (Gli fa balenare le unghie di entrambe le mani davanti agli occhi)

FRATELLO: E va bene. Ci vado io. Ma non la passi liscia.

SORELLA: E che mi fai?

FRATELLO: Dirò alla mamma...

SORELLA: Che le dici, sentiamo?

FRATELLO: (Andando via) … che ti sei fermata a parlare con Enzo...

SORELLA: Se ti prendo… (Si siede. Prende lo specchio dalla borsetta, si controlla la pettinatura)

1ª AMICA: (Arriva trafelata) Ciao, sei qui da molto?

SORELLA: (Si alza) Ciao. No, da pochi minuti.

1ª AMICA: Sediamoci un po’… ho fatto una corsa… Per il cinema è ancora presto (arriva la seconda amica). Ciao.

2ª AMICA: Ciao. Sono l’ultima ad arrivare. Ho dovuto lavare i piatti e accompagnare il mio fratellino dalla nonna. Sbaglio o ti vedo un po’ nervosa?

SORELLA: Nervosa? Sono furiosa per colpa di mio fratello.

1ª AMICA: Che ti ha fatto, quel “meraviglioso” ragazzo?

SORELLA: Meraviglioso? Se vuoi, te lo regalo.

2ª AMICA: Ma dai, lo sai come sono i fratelli.

SORELLA: Lo so. Non fanno niente dalla mattina alla sera. Con la scusa che sono maschi, in casa non alzano un dito. Però vogliono comandare.

1ª AMICA: Il fatto è che non c’è parità tra ragazzi e ragazze: se sei donna e hai un fratello più grande, gli devi ubbidire perché è più grande; se è più piccolo, lo devi accontentare perché è più piccolo...

2ª AMICA: Ė sempre la solita storia: la DIFFERENZA tra uomo e donna.

1ª AMICA: E pensare che siamo nel Duemila. La nonna, però, dice che ai suoi tempi era molto peggio.

2ª AMICA: Tua nonna ha ragione. Nel passato le donne avevano molti doveri e pochi diritti. Facevano lavori umili e pesanti per i quali erano pagate meno degli uomini. Non avevano autonomia: dipendevano completamente dai mariti. Non potevano nemmeno votare: nei Paesi nordici hanno conquistato questo diritto nei primi anni del ‘900; in America nel 1920; in Italia solo nel 1946.

SORELLA: E brava la professoressa! Come fai a sapere tante cose?

2ª AMICA: A scuola stiamo studiando la nascita dei movimenti femminili. Ho approfondito l’argomento con una ricerca, perché dovevo essere interrogata.

1ª AMICA: Dal momento che sai tante cose, è vero che nel passato le ragazze non venivano nemmeno mandate a scuola?

SORELLA: Beate loro...

2ª AMICA: Ė vero. Al massimo facevano le elementari.

1ª AMICA: Ecco perché scienziati, scrittori, artisti e altre celebrità del passato sono tutti uomini.

SORELLA: A scuola ci andavano solo i maschi!

2ª AMICA: Finalmente le donne si sono ribellate e hanno conquistato l’accesso all’Università e a tutte le professioni. Ho sentito alla televisione che oggi la legge ci assicura pari opportunità rispetto agli uomini.

1ª AMICA: (Dubbiosa) Secondo me, le discriminazioni ci sono ancora. Tante persone continuano a credere che l’uomo sia un essere superiore…

FRATELLO: (Arrivando dal fondo, con tono beffardo) … e la donna un essere IN-FE-RIO-RE!

RAGAZZE: (In coro) SPI-RI-TO-SO!

FRATELLO: Per me è giusto che sia così. (Si rivolge al pubblico) Siamo noi che portiamo i pantaloni!

SORELLA: (Indicando i pantaloni suoi e quelli delle amiche) Guarda che adesso i pantaloni li portiamo anche noi.

RAGAZZE: (In coro) Ė FINITA LA PACCHIA!

Gli attori si allineano e salutano il pubblico. Musica e sipario.

 

 

AUTORI

DEL TESTO TEATRALE

Gli alunni della classe III A della S.M.S. "Luigi Settembrini" di Gioia Sannitica (CE) - A.s. 1995-96

Italia Sabrina ANTONUCCI

Michele ANTONUCCI

Tania ANTONUCCI

Antonia CANCELMO

Daniela DEL GRECO

Lidia DELLI FRANCI

Egidio DI CHELLO

Adriana DI VIRGILIO

Enrico FATTORE

Ivan GIZZI

Giuseppe MARRA

Mafalda MARRA

Mirella MATTEI

Giuliana Pia MELILLO

Anna Sefora ORSINO

Raffaella PASCALE

Amelinda PERNA

Antonio RACCIO

Carmen RACCIO

Enzo RACCIO

Massimo RACCIO

Valerio ROMANO

Luca TAMMARO

Valentina UZZO

Mariacristina VIOLETTO

 

Coordinatore: Prof. Vittorio CIVITILLO

 

 

 

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