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Le altre Iliadi

Oltre al racconto insuperabile di Omero, altri testi di straordinario interesse hanno descritto la vicenda di Troia

 

Statuetta - Pompei I sec. d.C. - Terracotta - Altezza 17,8 cm - Larghezza 12,6 cm - Museo Archeologico Nazionale Napoli. La statuetta raffigura Enea, che avanza portando sulle spalle Anchise e tiene per mano il figlioletto Ascanio, mentre fugge da Troia ormai distrutta dai Greci. Il vecchio Anchise porta tra le mani la cassetta con i Penati. Da Ascanio, detto anche Julo, si riteneva discendesse la gens Julia, cioè la famiglia di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto.

Foto e descrizione tratte da: Turchia, 7000 anni di storia - Guida della mostra di Napoli, Palazzo Reale 27 aprile - 31 maggio 2007 (a cura di Matilde Civitillo e Luigi Necco) - Presidenza Regione Campania - Assessorato Regionale al Turismo e ai Beni culturali, Azienda Autonoma di Soggiorno, Cura e Turismo di Napoli, 2007.

 

I poemi

del Ciclo Omerico

Presentazione e traduzione a cura di Francesco Chiappinelli

Ciprie

Etiopide

Piccola Iliade

Iliou persis

Nostoi

Telegonia

Premessa

Dopo Darete e il suo Excidium Troiae, presentiamo ancora un’altra Iliade, quella del Ciclo Omerico, riassunto e schematizzato da Proclo e dal suo epitomatore Fozio. Lo stile è scarno, ricco di ripetizioni: sembrano una serie di appunti stenografici, ma è tutto quanto ci resta di un materiale letterario molto ampio di cui Omero, l’Iliade e l’Odissea sono i giganteschi pilastri. I due poemi meritatamente cancellarono gli altri sul piano della poesia e dell’arte, ma molti miti legati a Troia avevano spazio in questi raccordi che i rapsodi cucirono attorno ad essi.

Proclo e Fozio

LA CRESTOMAZIA

A Proclo, un retore che visse alla corte di Marco Aurelio nel secondo secolo d.C. e che ricoprì anche incarichi di prestigio, e al  grande patriarca bizantino del IX secolo che lo riassunse, Fozio, si deve, al di là degli scarsi frammenti, tutto ciò che ci resta del Ciclo omerico. Per fini probabilmente legati all’insegnamento, con uno stile scarno e sintetico si espone la trama dei diversi poemi inclusi nel ciclo, ma non pervenutici. Oltre alla vicenda di Troia e dei suoi eroi, che qui riprendiamo, il ciclo includeva anche le saghe tebana ed argonautica e le vicende di Eracle e per tentare che fossero ricordati i veri autori li attribuirono falsamente ad Omero, iniziando un costume letterario che perdura a tutt’oggi. Per Crestomazia si intende quel che è utile apprendere: anche Giacomo Leopardi avrebbe usato questo termine per indicare appunti e considerazioni di vario argomento. Proclo diede questo titolo all’opera più nota che ci resta di lui, nel rifacimento di Fozio: in essa, ad uso forse dello stesso Marco Aurelio che egli educò al fianco di un più famoso retore latino, Frontone, trovava largo spazio la materia epica che qui ci interessa. Dopo aver parlato dei grandi poeti epici greci, egli passava appunto a raccontare brevemente la trama degli altri poemi attribuiti ad Omero, ma che non avevano avuto lo stesso successo di Iliade ed Odissea.

CIPRIE

Il titolo sembra dovuto al determinante peso di Afrodite, la dèa della bellezza, particolarmente venerata a Cipro dove, secondo alcune fonti, avrebbe avuto luogo l’incontro tra Paride ed Elena. Sono spesso indicate come il primo poema del ciclo, ma quasi certamente non è così se pensiamo alla ricorrente formula introduttiva: ”Segue…”. Vi si raccontano i miti precedenti all’Iliade omerica, nella versione generalmente nota ai lettori, anche se non mancano interessanti “novità”: Zeus decide con Themis, dèa della giustizia, la guerra di Troia; Enea accompagna Paride Alessandro nel rapimento di Elena, in cui non mancano ampliamenti sentimentali e romantici; la vicenda dei Dioscuri e il lungo racconto moraleggiante del vecchio Nestore; la vicenda d’amore che lega Achille ed Elena; le morti di Cicno e Protesilao. Molti di questi temi torneranno nelle opere di Darete e Ditti e dei loro amplificatori medievali, Benoit de Sainte Maure e Guido delle Colonne: vedi in proposito le note di mitologia classica e medievale.

Segue il poema epico detto “Ciprie” in undici libri… il contenuto è questo.

Zeus decide con Themis della guerra troiana: ed Eris, sopraggiungendo mentre gli dèi sono a banchetto per le nozze di Peleo fa nascere una contesa sulla bellezza tra Atena, Era e Afrodite, che Ermes su ordine di Zeus conduce sul monte Ida da Alessandro per il giudizio; e Alessandro, esaltato dalla promessa di sposare Elena, sceglie Afrodite.
   Allora Alessandro costruisce le sue navi su suggerimento di Afrodite, ed Eleno gli predice il futuro. Afrodite ordina ad Enea di salpare con lui, mentre Cassandra vaticina su quel che avverrà in seguito. Alessandro approda a Lacedemone ed è ospitato dai figli di Tindaro, e in seguito da Menelao a Sparta, dove nel corso di una festa offre doni ad Elena.
   Poi, Menelao si prepara a partire per Creta, ordinando ad Elena di fornire agli ospiti tutto ciò che chiedono fino alla loro partenza. Allora, Afrodite congiunge Elena ed Alessandro, ed essi, dopo la loro unione, imbarcano grandissime ricchezze e durante la notte salpano. Era scatena una tempesta contro di loro, ed essi sono trascinati a Sidone, dove Alessandro conquista la città. Da lì egli salpò per Troia e celebrò il suo matrimonio con Elena.
   Nel frattempo Castore e Polluce furono sorpresi a rubare le vacche di Ida e Linceo. E Castore viene ucciso da Ida, ma Ida e Linceo vengono uccisi da Polluce. E Zeus dona loro l’immortalità a giorni alterni.
   Iride poi informa Menelao di quel che è accaduto a casa sua. Menelao ritorna e programma una spedizione contro Troia con suo fratello, e poi va da Nestore. Nestore in una digressione gli racconta come Epopeo fu completamente depredato per aver sedotto la sorella di Lico, e la storia di Edipo, la follia di Eracle, e la storia di Teseo e Arianna. Poi viaggiano attraverso la Grecia e radunano i principi, smascherano Ulisse che, non desiderando unirsi alla spedizione, finge di essere matto rapendo per punirlo il figlio Telemaco su suggerimento di Palamede.
   Tutti i capi allora si radunano ad Aulide e sacrificano. E si raccontano gli eventi relativi al serpente e ai passeri, e Calcante fa loro profezie sul futuro. Poi salpati approdano a Teutrania, e la saccheggiavano credendola Ilio. E Telefo accorso in aiuto della città uccide Tersandro il figlio di Polinice e egli stesso è ferito da Achille. Quando partono dalla Misia una tempesta si abbatte su di loro e li disperde. Achille approdato a Sciro sposa Deidamia la figlia di Licomede. Poi Achille guarisce Telefo, giunto ad Argo secondo la prescrizione di un oracolo, perché sia guida della navigazione verso Troia.
   Radunatasi la spedizione in Aulide per la seconda volta, Agamennone andando a caccia colpì una cerva e disse di essere superiore anche ad Artemide. E la dea adirata ne ostacolò la partenza facendo soffiare violente tempeste. Calcante spiegò l’ira della dea e ordinò di sacrificare ad Artemide Ifigenia: cercano di farlo mandandola a chiamare con il pretesto del matrimonio con Achille. Ma Artemide rapendola la porta tra i Tauri e la rende immortale, e mette accanto all’altare una cerva in luogo della fanciulla.
   Poi salpano per Tenedo. E mentre sono a pranzo Filottete, morso da un serpente, per il cattivo odore fu abbandonato a Lemno, ed Achille si adira con Agamennone perché invitato tardi. Poi i Troiani bloccano i Greci che cercano di partire per Ilio, e Protesilao muore per mano di Ettore. Poi Achille li mette in fuga uccidendo Cicno il figlio di Poseidone. E riprendono i loro morti e mandano un’ambasceria ai Troiani, chiedendo Elena e le ricchezze. Ma poiché quelli non ubbidirono, allora combattono presso le mura. Poi facendo scorribande nella regione saccheggiano anche le città circostanti. E dopo questi fatti Achille desidera vedere Elena, e Afrodite e Teti li condussero nello stesso posto per farli incontrare.
   Poi Achille trattiene gli Achei decisi a ritornare in patria. E poi depreda le vacche di Enea, e saccheggia Lirnesso e Pedaso e parecchie delle città circostanti, e uccide Troilo. E Patroclo, portando Licaone a Lemno, lo vende come schiavo, e dal bottino Achille prende come premio Briseide, e Agamennone Criseide. Poi c’è la morte di Palamede, e la decisione di Zeus di sollevare i Troiani allontanando Achille dall’alleanza ellenica, e il catalogo degli alleati dei Troiani.

testimonianze  e Frammenti significativi

1. Scolio ad Iliade, I 5: … ci fu un tempo in cui infinite stirpi di uomini errando sulla terra (occupavano?) l’ampiezza della terra dal largo petto. E Zeus vedendola ne ebbe pietà e nella mente acuta concepì di svuotare degli uomini la terra feconda, scatenando la grande contesa della guerra troiana, affinché il peso della morte la svuotasse. E gli eroi a Troia venivano uccisi, e si compiva la decisione di Zeus.

2. Voll. Hercul. coll. alt. VIII 105: L’autore delle Ciprie  dice che Teti, volendo far cosa gradita ad Era evitava le nozze con lui, e Zeus adirandosi giurò che l’avrebbe congiunta ad un uomo mortale.

3. Clemente Alessandrino, Protrepticum II 30,5: Si accodi (alle altre testimonianze) l’autore delle Ciprie che scrisse: “Castore è mortale, e a lui è destinato fato di morte , / mentre immortale è Polluce, rampollo di Ares.”

4. Scholia A minn. ad Iliade III 242: Elena, rapita da Alessandro, ignorando la sventura capitata nel frattempo ai suoi fratelli Dioscuri (il loro naufragio, ndt), immagina che questi non siano venuti a Troia per vergogna di lei, giacchè prima ella era stata rapita da Teseo, come si è detto: infatti a causa del rapimento di allora fu distrutta Afidna, città dell’Attica, e Castore fu ferito alla spalla destra da Afidno, allora re della città. I Dioscuri però, non trovandovi Teseo, saccheggiarono Atene.

5. Erodoto II 117: Questi versi (Il. VI 289 sgg. e altri) e questo passo dimostrano non al minimo ma al massimo grado che non di Omero ma di qualche altro sono le Ciprie. Nelle Ciprie infatti è detto che dopo due giorni Alessandro giunse da Sparta ad Ilio portando con sé Elena, godendo e di vento favorevole e di mare calmo; nell’Iliade (l.c.) dice che vagava per il mare quando la portava con sé.

6. Eustazio, CIXX 4 in Il. I, 366: Raccontano alcuni che da Tebe Ipoplacia fu catturata Criseide, non perché lì si fosse rifugiata, né per esservi venuta per il rito sacrificale di Artemide, come sosteneva l’autore delle Ciprie, ma perché ne era cittadina e per di più concittadina di Andromaca.

7. Pausania X 31,2: So per averlo letto nelle Ciprie che Palamede fu soffocato quando andò a pescare, e che ad ucciderlo furono Diomede ed Ulisse.

8. Pausania X 26, 1: Lesche e le Ciprie dànno Euridice come sposa ad Enea.

9. Scholia ad Euripidis Hecubam 41: Euripide e Ibico (fr. 36) dicono che (Polissena) fu sgozzata da Neottolemo; l’autore delle Ciprie invece dice che, ferita da Ulisse e Diomede nella presa della città, fu sepolta da Neottolemo, come scrive Glauco.

 

ETIOPIDE

Alle Ciprie seguiva nel ciclo l’Iliade omerica, in ventiquattro libri. I motivi dell’ira di Achille, già accennati nel resoconto delle Ciprie, erano confermati nel grandissimo poema che si concludeva con i funerali di Ettore. All’Iliade seguiva l’Etiopide, in cinque libri: il titolo alludeva certamente al figlio di Aurora, Memnone, che dall'Etiopia veniva con un immenso esercito in aiuto ai Troiani ma, come già l’amazzone Pentesilea, cadeva preda della furia di Achille. L’invincibile eroe, il cui amore per la morente Pentesilea era descritto nella prima parte dell’opera, cadeva però anch’egli per mano di Paride e Apollo: il suo corpo, strappato da Aiace e Ulisse alla vendetta troiana, veniva compianto da Teti e portato dalla pira all’isola oltremondana di Leuce, dove, secondo il mito, avrebbe governato i morti per valore con l’amata Elena. Anche in questo poema erano quindi raccontati eventi fortemente patetici, che sarebbero stati ripresi dagli autori tardolatini e medievali. In proposito, oltre alle note di mitologia, vedi Achille, amore e morte. Evento conclusivo era lo scontro tra Aiace ed Ulisse per le armi di Achille.

Segue a quanto già detto nel libro precedente l’Iliade di Omero, dopo la quale ci sono i cinque libri dell’Etiopide di Arctino di Mileto, che hanno questo contenuto.

Giunge a soccorrere i Troiani l’Amazzone Pentesilea, figlia di Ares e tracia di stirpe; e la uccide, mentre combatte valorosamente, Achille, e i Troiani la seppelliscono. Achille uccide Tersite, perché insultato e biasimato da lui per il presunto suo amore per Pentesilea. Nasce in seguito una scissione tra gli Achei riguardo all’uccisione di Tersite. E Achille allora salpa per Lesbo, e sacrificando ad Apollo, Artemide e Latona viene purificato dell’omicidio da Ulisse.    Arriva a portare aiuto ai Troiani Memnone, il figlio di Aurora, con l’armatura costruita da Efesto, e Teti predice al figlio la sorte di Memnone. Scoppiata la battaglia Antiloco viene ucciso da Memnone, poi Achille uccide Memnone. E a lui Aurora, chiedendolo a Zeus, dona l’immortalità. Achille mette in fuga i Troiani e piomba nella città, ma viene ucciso da Paride ed Apollo; e, scoppiata una violenta zuffa per il suo corpo, Aiace sollevandolo sulle spalle lo porta alle navi, mentre Ulisse contrasta i Troiani. Poi seppelliscono Antimaco ed espongono il cadavere di Achille; e Teti giungendo con le Muse e le sorelle compiange il figlio. Poi Teti sottraendo dalla pira il figlio lo porta nell’isola di Leuce. Gli Achei, colmando la fossa, celebrano i giochi funebri, e sulle armi di Achille scoppia una contesa tra Aiace e Ulisse.

testimonianze  e Frammenti significativi

1. Scholia T ad Il. XXIV 804: Alcuni scrivono: ”Così dunque essi si occupavano della sepoltura di Ettore: e giunse l’Amazzone, figlia di Ares magnanimo uccisore di uomini”.

2. Scholia ad Pindari Isthmia, III 53 :.. l’autore dell’Etiopide infatti dice che Aiace si tolse la vita intorno all’aurora.

 

PICCOLA ILIADE

Il grande poeta tragico Eschilo, riferendosi ad Omero e all’intero ciclo che a lui veniva attribuito, affermò che egli aveva lasciato agli altri solo le briciole del mito. E certo era proprio così: in particolare nella “Piccola Iliade” erano trattati molti argomenti che sarebbero stati ripresi dalla tragedia ateniese. Aiace, Filottete, Deifobo, Eleno, il ratto del Palladio e il cavallo di legno: la catastrofe incombe, ma i Troiani non sembrano accorgersene, intenti a festeggiare la fine della guerra come una vittoria. Molto dalla ”Piccola Iliade” e dalla “Iliou persis”  avrebbe preso anche Virgilio per il secondo libro dell’"Eneide", uno dei più belli del poema. Anche in questo caso il lettore è invitato a scorrere le note di mitologia  classica e medievale. Di particolare rilievo sono le testimonianze 7 e 10, che riferiscono della liberazione di Enea da parte dei Greci e potrebbero essere collegate alla versione del tradimento: vedi in proposito su questo sito la ricerca IMPIUS AENEAS.

Di seguito ci sono i quattro libri della Piccola Iliade di Lesche di Mitilene.

Si svolge il giudizio sulle armi di Achille, e le prende Ulisse secondo la volontà di Atena, mentre Aiace impazzito distrugge la preda degli Achei e si uccide. Poi Ulisse con un agguato cattura Eleno e, secondo il suo vaticinio sulla conquista di Troia, Diomede riporta da Lemno Filottete. E questi, guarito da Macaone e affrontando in duello Alessandro, lo uccide; e i Troiani, recuperando il cadavere oltraggiato da Menelao, lo seppelliscono. Dopo Deifobo sposa Elena.e Ulisse, riportando da Sciro Neottolemo, gli dà le armi del padre; e l’ombra di Achille gli appare. Sopraggiunge in aiuto ai Troiani Euripilo, il figlio di Telefo, e Neottolemo lo uccide benché combatta con valore. I Troiani sono assediati; ed Epeo prepara secondo la decisione di Atene il cavallo di legno. Ulisse sfigurandosi giunge come spia in Ilio, e riconosciuto da Elena si accorda con lei sulla presa della città, e uccidendo alcuni dei Troiani torna alle navi. E poi con Diomede porta il Palladio fuori di Troia. Quindi fanno salire nel cavallo di legno i più valorosi, e incendiando le tende i superstiti dei Greci salpano per Tenedo. I Troiani, immaginando di essersi liberati delle sventure, accolgono il cavallo di legno nella città, abbattendo un pezzo delle mura, e festeggiano come se avessero sconfitto gli Achei.

testimonianze  e Frammenti significativi

1. Scholia ad Aristophanem Equites 1056: ... Contendevano sul loro valore Aiace ed Ulisse, come dice l’autore della Piccola Iliade. E Nestore consigliò ai Greci di mandare alcuni di loro sotto le mura dei Troiani, per sentire cosa essi dicessero sul valore di questi eroi. E quelli mandati sentirono delle fanciulle litire tra loro, delle quali una diceva che Aiace era molto più forte di Ulisse, esprimendosi così: ”Aiace infatti alzava e portava via dalla battaglia (il corpo del) l’eroe Pelide, non voleva farlo il divino Ulisse”, l’altra controbatté per ispirazione di Atena: ”Come hai detto? Perché hai detto questa menzogna senza ritegno?”.

2. Porfirio in Eustazio CCLXXXV 34: Racconta Porfirio anche che l’autore della Piccola Iliade racconta che neppure venne bruciato secondo il costume Aiace, ma che fu posto nella nuda terra per l’ira del re (Agamennone, ndt.).
3. Scholia ad Eur. Hecubam 910 : ... (L’autore della Piccola Iliade) precisa che la presa della città avvenne quando “la notte era nel mezzo, e splendida sorgeva la luna”…
4. Pausania X 26,7: Proprio Omero descrisse nell’Iliade l’ospitalità di Menelao e Ulisse presso Antenore, e che Laodice viveva con Elicaone il figlio di Antenore; Lesche invece dice che Elicaone nella battaglia notturna (quella della distruzione, ndt.) e fu riconosciuto da Ulisse e fu condotto vivo fuori dalla battaglia.
5.Pausania X 27: ... Venne a Troia per sposare Cassandra Corebo (vedi anche Virgilio, Aen. II 339 sgg.), ma vi morì. Come è il racconto prevalente, per mano di Neottolemo, mentre Lesche cantò che fosse morto per mano di Diomede... e Lesche diceva che Priamo non morì sul focolare di Zeus Erceo, ma che fu trascinato via dall’altare e fu per Neottolemo cosa da nulla ucciderlo, quando egli fu presso le porte della reggia. Quanto ad Ecuba Stesicoro nella sua "Iliou persis" (fr. 19) cantò che ella fu portata in Licia da Apollo…
6. Aristofane, Lisistrata 155: LAM. ” Menelao certo vedendo le mele di Elena nuda gettò via, io credo, la spada”.
7. Scholia ad Lycophronis Alexandram. 1268: Ma Lesche, l’autore della Piccola Iliade, dice che Andromaca ed Enea furono dati come prigionieri di guerra al figlio di Achille Neottolemo e che fu portato via con lui in Farsaglia, la patria di Achille. Dice così: ”Allora lo splendido figlio di Achille magnanimo / conduceva alle concave navi la moglie di Ettore. / E prendendo il bambino dal grembo della nutrice ricciuta/lo gettò reggendolo per un piede dalla torre, e lui caduto / prese la morte sanguigna e il fato invincibile. / E prese Andromaca, la consorte dalla bella cintura / di Ettore, che proprio a lui i principi degli Achei / diedero da avere come dono amabile per un uomo, / e lo stesso illustre figlio d’Anchise domatore di cavalli, / Enea, egli fece salire sulle navi che varcano il mare / da portar via tra tutti i Danai come dono al di fuori di altri.
8. Pausania, X 25,9: Vi è dipinta Andromaca e le sta accanto il figlio attaccato al seno; a questo che fu gettato dalla torre Lesche dice che la morte accadde non certo per una delibera dei Greci, ma personalmente Neottolemo volle esserne l’uccisore.
9. Pausania X 26,1: Riguardo poi a Creusa dicono che la madre degli dèi e Afrodite la salvarono dalla schiavitù dei Greci, perché Creusa era anche moglie di Enea; Lesche invece e l’autore delle Ciprie (fr. 8) dànno Euridice come moglie ad Enea.
10. Scholia ad Lycophronis Alexandram 1232: Ma poi, mentre Troia veniva saccheggiata, lo stesso Enea, liberato dai Greci o portato via come prigioniero da Neottolemo, come dice l’autore della Piccola Iliade, e liberato dopo l’uccisione a Delfi di Neottolemo da parte di Oreste, si stanzia in un primo momento nelle città macedoniche intorno a Raicelo e Almonia che si trovano vicino al monte Cissio, e perciò Raicelo venne chiamata Eno.
11. Apollodoro, Epitome V 14: Poi Ulisse escogita la costruzione del cavallo di legno e la affida ad Epeo che era architetto. Questi, tagliando legna dell’Ida, prepara un cavallo concavo, ma aperto sui fianchi all’interno. In questo Ulisse convince ad entrare i cinquanta più valorosi, o come dice invece l’autore della Piccola Iliade, tremila soldati.

 

ILIOU PERSIS

Il racconto della distruzione di Troia, la "Iliou persis" appunto, è nel ciclo lo stesso che troveremo nei mitografi e nel poema di Virgilio. Anche in questo caso le varie fasi della drammatica conclusione della vicenda furono oggetto dell’interesse dei poeti tragici greci e latini. Rilevante è tuttavia l’accenno al comportamento dei compagni di Enea, che lasciano Troia dopo la morte di Laoconte e si rifugiano sul monte Ida: nell’Eneide questo evento è descritto come accaduto dopo il crollo di Troia. Come già per le testimonianze 7 e 10 della Piccola Iliade, forse proprio da qui prese origine la versione del tradimento perpetrato dall’eroe, come descritto nella ricerca IMPIUS AENEAS cui si rinvia.

Seguono a questi i due libri della Ilioupersis di Arctino di Mileto, che contengono questi eventi.

I Troiani, considerando con sospetto la storia del cavallo, standogli attorno deliberano cosa bisogna fare; e agli uni sembra opportuno buttarlo in un burrone, ad altri incendiarlo, mentre gli altri dicevano che era sacro e che bisognava offrirlo ad Atena. E alla fine prevale l’opinione di questi. Volgendosi dunque a letizia, banchettano, come liberi dalla guerra. Ma proprio a questo punto due dragoni appaiono e uccidono Laocoonte e uno dei due figli; e traendo cattivi auspici dal prodigio quelli del seguito di Enea se ne andarono sull’Ida. E Sinone, che era entrato sotto mentite spoglie in città, alza per gli Achei il segnale delle fiaccole. Sia quelli salpati da Tenedo sia quelli usciti dal cavallo di legno piombano sui nemici, e uccidendone molti prendono la città con la forza. Neottolemo uccide Priamo rifugiatosi sull’altare di Zeus Erceo. Menelao trovata Elena la porta alle navi, dopo aver ucciso Deifobo. Aiace Oileo, tirando a forza Cassandra trascina insieme la statua di Atena. I Greci perciò adirandosi decidono di lapidare Aiace, ma egli si rifugia sull’altare di Atena e scampa al pericolo incombente. Poi, incendiata la città sgozzano Polissena sulla tomba di Achille. Ulisse uccide Astianatte e Neottolemo prende come dono di guerra Andromaca. Anche le altre parti del bottino vengono divise: Demofoonte e Acamante trovano Etra e la portano con loro. Poi i Greci salpano, e Atena programma per loro la rovina sul mare.

testimonianze  e Frammenti significativi

1. Dionisio di Alicarnasso, Antichità Romane I 68-9, passim: … Fu Crisa, la figlia di Pallante sposata a Dardano, ad essere edotta (dal padre? ndt.) e dei Palladii e dei riti iniziatici delle grandi divinità… Dardano poi preparò e portò con sé e i Palladii e le icone degli dèi. E chiedendo all’oracolo della loro sistemazione e venne a sapere  le altre cose e ebbe questo vaticinio: “Nella città che costruisci, agli dèi onore immortale sempre / porta e rispettali con guardie e sacrifici e danze. / Finché infatti nella vostra terra rimangano / questi illustri doni della figlia di Zeus alla tua sposa, / questa città ti sarà indistrutta per sempre, tutti i giorni”. Dardano lasciò le sedi degli dèi nella città fondata da lui e che ebbe lo stesso suo nome, e in un tempo successivo, quando fu fondata Ilio, i sacri oggetti furono portati là dai suoi discendenti. I Troiani costruirono loro un tempio e un penetrale nella città alta e li custodivano con la maggior cura possibile, ritenendo che e essi fossero stati mandati dagli dèi e che fossero pegno di incolumità per la città. Ma mentre la città bassa veniva distrutta dai Greci, Enea, profittando del momento opportuno, prese dai penetrali e i sacri oggetti dei grandi dèi e il Palladio che ancora c’era (l’altro infatti dicono che Ulisse e Diomede giungendo di notte a Troia l’avessero rubato) e portandoli andò via dalla città e giunse in Italia avendoli con sé. Arctino invece dice che da Zeus fu dato a Dardano un Palladio solo e che questo era in Ilio finché la città non venne conquistata, nascosto in un posto inaccessibile, e che una copia di esso costruita in modo tale che in nulla differiva dall’originale fu esposta in pubblico per ingannare chi volesse insidiarlo, e che questa copia gli Achei presero quando tentarono di rubarlo con l’inganno.

2. Lisania, FHG III 342: Stesicoro infatti raccontava che Astianatte fosse morto, e l’autore della Iliou persij che fu anche gettato giù dalle mura.

 

NOSTOI

Non solo i Troiani duramente puniti, ma anche i Greci avevano commesso molte "ubreij" e le scontarono pesantemente con le difficoltà del ritorno (in greco "nostoi", da cui il titolo) e del recupero del potere nelle rispettive città. Per quest’aspetto, il "nostoj"  più famoso è quello di Ulisse cantato nell’Odissea, ma anche le vicende degli altri eroi sono generalmente note attraverso i mitografi. Nel breve riassunto di Fozio l’elemento di maggior novità mi pare il viaggio di Calcante e il collegamento con Tiresia, che era legato piuttosto al mito di Edipo ma che prediceva anche ad Ulisse il destino futuro nel canto XI dell’Odissea.

Si collegano a questi I cinque libri dei “Ritorni” di Agia di Trezene, che contengono questi eventi.

Atena spinge a litigare Agamennone e Menelao riguardo alla partenza. Agamennone dunque per placare l’ira di Atena aspetta, mentre Diomede e Nestore salpano e giungono sani e salvi nella loro terra. Menelao partendo dopo di loro giunge in Egitto con cinque navi, perché le altre andarono distrutte in mare. Quelli con Calcante, Leonte e Polipete, avanzando a piedi fino a Colofone, seppelliscono Tiresia che là morì. Mentre quelli al seguito di Agamennone si stanno mettendo in mare, l’ombra di Achille apparendo tenta di impedirglielo predicendo quel che accadrà. Poi viene raccontata la tempesta intorno alle rocce Caferidi e la fine di Aiace locrese. Neottolemo invece su consiglio di Teti fa a piedi il tragitto; e giunto in Tracia trova Ulisse nella Maronea, porta a termine il viaggio e seppellisce Fenice che morì; egli poi, giunto fra i Molossi, si fa riconoscere da Peleo. Poi viene raccontata la vendetta di Oreste e Pilade per l’uccisione di Agamennone da parte di Egisto e Clitemnestra, e il ritorno in patria di Menelao.

 

TELEGONIA

Il ciclo troiano e l’intero ciclo omerico si chiudono con la Telegonia, che raccontava della morte di Ulisse per mano del figlio avuto da Circe e che per ritrovarlo era venuto ad Itaca. Anche per l’inconsapevolezza di Telegono questa vicenda richiama in parte la storia di Edipo. Ma il resoconto di Fozio incuriosisce anche per gli amori di Ulisse con Callidice, altrimenti ignoti, e l’immortalità di Ulisse, Penelope e Telemaco, in qualche modo prefigurata nella "Nekuia" omerica e legata alla discendenza dell’eroe da Ermes. Di grande interesse il frammento riportato in calce, che fa riferimento anche alle nozze tra Telemaco e Nausicaa: la storia sarà ripresa da Ditti e dai suoi imitatori medievali

Dopo questi fatti c’è l’Odissea di Omero; poi i due libri della Telegonia di Eugammone di Cirene, contenenti queste cose.

I Proci sono sepolti dai loro parenti e Ulisse, dopo aver sacrificato alle Ninfe, salpa per l’Elide per ispezionare le sue greggi, e viene ospitato presso Polisseno e Agamede e Augia. Poi navigando verso Itaca compie i sacrifici indicati da Tiresia. Dopo giunge tra i Tesproti e sposa Callidice, regina dei Tesproti. Scoppia poi la guerra dei Tesproti contro i Brigi, e Ulisse ne assume il comando. Allora Ares mette in fuga i soldati di Ulisse, e gli si oppone Atena: Apollo li separa. Ma dopo la morte di Callidice prende il potere Polipete, il figlio di Ulisse, che se ne torna ad Itaca; nel frattempo Telegono parte alla ricerca del padre, sbarca ad Itaca e saccheggia l’isola: Ulisse accorre a difenderla, ma viene ucciso dal figlio che non lo riconosce. Telegono quando si accorge del suo errore porta dalla madre Circe il corpo del padre, Telemaco e Penelope: ella li rende immortali, e Telegono si unisce con Penelope, Telemaco con Circe.

testimonianze  e Frammenti significativi

1. Eustazio 1796, 35: … Aristotele nella Costituzione degli Itacesi (fr. 463) e Ellanico (fr. XVII 3) dicono che Nausicaa la figlia di Alcinoo sposò Telemaco e generò Persepoli. E alcuni fanno buon frutto di racconti siffatti. Da Circe come figli Ulisse ebbe Agrio e Latino, secondo Esiodo; e da Calipso, Nausitoo e Nausinoo. L’autore della Telegonia, Cireneo, attribuisce a Ulisse, come figli avuti da Calipso, Telegono e Teledamo, e, da Penelope, Telemaco e Arcesilao… L’autore dei Ritorni Colofonio dice che Telemaco poi sposò Circe, e Telegono, il figlio di Circe, a sua volta sposò Penelope.

 

 

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