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   Maggio 1999 La Nostra Antologia N. 1 Pag. 15

Diventare amiche

La stagione fredda era finita. La cicala uscì sbadigliando dalla tana di una sua cugina che, dopo il rifiuto della formica di offrirle cibo e ospitalità, l’aveva ospitata per tutto l’inverno. “Questa volta” pensava “non farò come l’estate scorsa! Ho deciso: tre settimane canto e tre settimane lavoro!”.

  Passarono due settimane e già era tutto verde. Le formiche erano al lavoro mentre la cicala si era  trovata una foglia soffice, dove si era sdraiata a cantare. La formica dell'anno precedente passò proprio vicino alla foglia e disse: «Cosa fai? Canti ancora? Bene. Però, poi, non venire a fare la poveraccia vicino alla mia porta!». «La vedremo!»  disse la cicala. «Ah! ah!»  ghignò la formica, con tono di sfida.

  Le tre settimane passarono e la cicala smise di divertirsi, per mantenere la promessa. In tre settimane aveva riempito tutta la dispensa.

  Arrivò di nuovo l’inverno e la cicala stava benissimo nella sua tana. Una sera sentì bussare. Aprì e si trovò davanti la formica tutta infreddolita. Subito la fece entrare e la fece coricare nel suo letto.

  Quando la formica si svegliò la cicala le chiese: «Come mai sei ridotta così, amica mia?». « Si sono presentate delle cicale a casa mia ed hanno chiesto l'elemosina. Io non ho dato loro niente e sono andata a lavorare. Quando sono tornata, tutto il lavoro di cinque mesi era scomparso! Ma tu, perché mi hai ospitato?». «Non so. Comunque, l'importante è che ora sei salva e che siamo diventate amiche!» concluse la cicala.

Chiara Landino

 

Lavoro e riposo

con giudizio

C’era una volta una cicala che prendeva sempre in giro una formica e le diceva:

 – Non sforzarti troppo, altrimenti ti viene la gobba. Fai come me e datti alla bella vita!

 La formica non rispondeva e continuava a lavorare. Ma un giorno si stufò e si fece convincere dalla cicala; così si diedero tutte e due alla bella vita.

 Mangiavano le provviste che la formica aveva conservato e passavano le giornate nell’ozio.

  Alla fine finirono le provviste e i due animali si separarono. La formica diventò di nuovo seria, ricominciò a lavorare e riuscì a trovare abbastanza grano per sopravvivere durante l’inverno.

 La cicala, invece, morì di fame.

  Allora la formica pensò: “Perché essere sempre troppo seri? Oppure, perché essere sempre troppo spiritosi?  Quest’anno ho lavorato ma ho trovato anche il tempo per divertirmi. Forse è meglio essere seri e lavorare nei momenti giusti, ma divertirsi e ed essere spiritosi nei momenti opportuni.”

Così, da quel giorno, la formica era seria quando lavorava, ma trovava anche il tempo per scherzare con gli amici e godersi la vita.

Giacomo Santagata


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it