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  Pag. 4  La Nostra Antologia N. 1 Maggio 1999

Dolci… tentazioni

 

Il giorno di San Giuseppe era l’onomastico di un nostro compagno e durante la ricreazione  festeggiammo con dolci e bibite. Dopo pranzo, quando uscimmo in cortile, passando davanti alla stanza dei bidelli vedemmo che sul tavolo c’erano zeppole e altri dolci che avevano portato i professori di educazione artistica e di educazione fisica, per il loro onomastico.

  Naturalmente questi dolci erano per gli altri professori, ma io e le mie compagne vedemmo che due ragazze di un’altra classe si erano presa una pasta di nascosto e pensammo di prendercene una anche noi. Io mi offrii come volontaria.

  Siccome la stanza dei bidelli ha due porte, entrai  per quella di dietro, che non era sorvegliata. Fui fortunata, perché intanto qualcuno aveva chiuso la porta davanti, da dove mi potevano vedere i professori.

  Mentre uscivo, però, mi vide una professoressa e mi disse: “Raccio, qui non si può stare. Vieni nell'altro corridoio”. Senza dire neanche una parola uscii di corsa, tenendo la pasta dietro di me. Intanto  arrivò il professore di educazione fisica il quale mi vide con la pasta in mano e, ridendo, mi disse: “Buon appetito!”.

  Ormai le mie amiche si erano spaventate e nessuna volle prendere un pezzo della pasta, quindi me la mangiai tutta io, ma la mangiai così in fretta che un pezzo mi andò di traverso.

  Alla fine andai a dare gli auguri sia al professore di educazione fisica che a quello di educazione artistica.

Sabrina Raccio

 

Un bagno

nel lavatoio

Era primavera e, siccome c’erano i miei genitori a casa, domandai se potevo andare a giocare con i miei amici, che si chiamano Michele, Fabio, Stefania, Patrizia, Romana, Serena e Sergio.

  I miei genitori dissero di sì, ma ad una condizione: poiché non me la cavo molto bene a scuola, dovevo prima fare i compiti.

  Finiti i compiti, mi cambiai, presi il pallone e raggiunsi i miei amici, che mi aspettavano.

  Formammo le squadre e facemmo le porte, poi iniziammo a giocare a calcio.

  Fabio, per farsi notare, tirò subito una pallonata che superò tutta la piazza e il pallone cadde nel lavatoio.

  Io dissi a Fabio di andare a prendere il pallone ma lui rispose di no e con gli altri mi minacciava, dicendo che dovevo andarci io.

  Costretto, lo andai a prendere, ma sporgendomi troppo caddi nel lavatoio. I miei amici corsero subito a vedere e quando uscii dall’acqua scoppiarono a ridere. Io, piangendo, me ne tornai a casa.

  Arrivato a casa, cercai di non farmi vedere e mi andai a cambiare.

  Da quel giorno non ho più giocato con Fabio.

Gianni Riccio


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it