Dopo un po’ sentimmo
un rumore e ci affrettammo ad uscire dalla grotta. Prima, però, io
presi uno di quei cuccioli e me lo portai nella tenda. Era un maschio marrone e
nero.
Nel pomeriggio,
dopo mangiato, riposammo per un paio d’ore, poi andammo a fare le acrobazie con
i motorini. La sera cenai al campo e vidi che il lupetto si era mangiato la mia
coperta. I miei amici si misero a ridere e mi prestarono una delle loro, per la
notte. Prima che facesse buio, però, visto che non avevamo più viveri, decidemmo
di andarcene.
Arrivato a casa,
feci bere un po’ di latte al cucciolo e me ne andai a dormire. La mattina lo
feci vedere ai miei genitori e, visto che a mio padre piacque molto, decidemmo
di tenercelo ed io lo chiamai Alex.
Dopo due mesi
il cucciolo era già più grande. Passati due anni, mi accorsi che era meglio
avere un lupo che un cane. Ma un giorno il lupo venne ucciso.
Un signore,
amico di papà, per provare la mia pistola ad aria compressa, per errore colpì il
lupo nella pancia. Il lupo cominciò a ululare e a contorcersi ed io, vedendolo
così, mi misi a piangere e me ne scappai in cucina.
Mio padre mise
in macchina il povero animale e mi chiamò, dicendo che dovevamo andare dal
veterinario; andammo, ma quando arrivammo il lupo era già morto. Ce ne tornammo
a casa e lo sotterrammo. Quel signore, dispiaciuto, si scusò con me e papà e se
ne tornò a casa.
Il giorno dopo
mi portò un bel cane di razza bastarda, ma io ero molto infelice.
Luca Brillante
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