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 Maggio 1999 La Nostra Antologia N. 1 Pag. 7

Patatine

allo zucchero

Una volta, una sera d’estate, io e mia nonna eravamo in cucina a preparare la cena, mentre i miei genitori e i miei fratelli stavano in cantina a sistemare il vino. Mia nonna, finito di friggere le patatine, mi disse di metterci il sale, perché lo avevo fatto più di una volta e si fidava di me. Intanto lei avrebbe preparato l’insalata.

 Mentre allungavo la mano nello stipo per prendere il sale, pensai di fare uno scherzo e, invece del sale,  presi lo zucchero, lo misi sulle patatine e le girai.

 Mia nonna mi domandò se avevo fatto, poi mi disse di avvisare quelli che stavano in cantina che la cena era pronta.Io corsi a chiamarli,  ansioso di vedere se avrebbero gradito la mia nuova ricetta.

 La prima ad arrivare fu mia madre. Si sedette a tavola e si portò le prime patatine in bocca. Rimase un attimo immobile, poi domandò a mia nonna perché non erano buone. La nonna rispose che le sembrava di aver fatto tutto bene, poi mi fissò con uno sguardo orrendo. Io dissi che non ne sapevo niente.

 Intanto si erano seduti anche i miei fratelli e mio padre. Si misero le patatine in bocca e anche loro rimasero un po’  fermi, in silenzio; poi mio fratello domandò che cosa ci mancava nelle patatine e mia nonna rispose che le aveva fatte al solito modo e aveva incaricato me di metterci il sale...

 Io facevo finta di niente, ma tutti mi fissarono con gli occhi storti e nessuno mangiò le patatine. Mia nonna le prese e le portò al cane e ai gatti - per fortuna a loro piacquero - poi ci disse di aspettare qualche minuto e, in quattro e quattro otto, ne frisse delle altre e tutti potemmo cenare.Da allora mia nonna non ha più voluto il mio aiuto in cucina.

Sandro Landino

 

Le api

pungi-pungi

Un giorno, quando ero piccolo, stavo da solo e, per sorvegliare bene la casa, mi venne l’idea di salire su un albero, dove mi potevo sedere.

 Arrivato lì sopra, mi sentivo come un pirata sull’albero della sua nave.

 Dopo un poco sentii una piccola puntura, ma pensai che fosse la pressione di un rametto e non ci feci caso: infatti, siccome avevo solo i pantaloncini, anche se mi sfiorava una foglia subito me ne accorgevo. 

 Ma poco dopo sentii altre piccole punture; mi cominciai a insospettire e mi girai.Non credevo ai miei occhi: indovinate cos’era?

 Erano delle a-a-a-pi! Un vero e proprio sciame di api!

 Mentre mi affrettavo a scendere dall’albero, tutto lo sciame si mise a pungermi sulle gambe e su tutto il corpo nudo.

 Feci una grande corsa per rifugiarmi in casa e misi dell’alcool sulle punture, così il dolore si calmò un pochino. Ma io ero diventato nero.

 Dopo mezz’ora arrivarono  i miei familiari e mi domandarono:

– Cesare, sembri un africano, cosa ti è successo?

– Niente, – risposi – una puntura d’api.

 Così, da quel giorno, quando voglio salire su un albero, ci guardo, prima

 Cesare Viscuso


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it