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 Pag. 6  La Nostra Antologia N. 1 Maggio 1999

Ingessato

con... l’uovo!

Un giorno la mamma mi disse che le dovevo andare a comperare il sapone a Totari. Presi la mia bici e, come al solito, mi lanciai per la discesa a grande velocità.

  Quando arrivai, sbagliai a prendere il freno,  presi quello della ruota anteriore e la bicicletta si ribaltò. Io andai a sbattere contro il muro dell’ufficio postale e mi slogai un polso. Alla mia bici si piegarono le ruote.

  Mi ero solo slogato un polso, ma tornai a casa con una gran paura, e infatti la mamma mi diede il resto.

  Dopo un po' andai ad aggiustarmi il polso da mia zia Maria. Mia zia aveva imparato dalla sua mamma, cioè dalla mia bisnonna.

  Mentre mi aggiustava il polso, premeva con le dita ed io sentii un po’ di dolore.

  Per fasciare, mia zia prese un uovo, lo ruppe, tolse il tuorlo, versò l’albume in un piatto e  con una forchetta lo cominciò a sbattere, continuando finché non si trasformò tutto in schiuma.

  Alla fine mise la schiuma sull’ovatta e mi avvolse l'ovatta intorno al polso, facendomi una fasciatura. Quando l’albume si seccò, la fasciatura diventò così dura che sembrava di gesso.

  Dopo qualche giorno la zia me la tolse e mi accorsi che il mio polso funzionava di nuovo perfettamente.

Gianni Riccio

 

La cattura

del vitellino

Un giorno, verso le sei di mattina, un vitellino non molto grande, di cinque mesi, fuggì dalla stalla ma fortunatamente venne visto da mia nonna, che è una grande mattiniera.

  Mia nonna, senza perdere un attimo di tempo, venne a svegliare me e il mio fratello maggiore. Subito saltammo dal letto e in un attimo eravamo pronti per andare a riprendere il vitello.

  Ci lanciammo nel terreno, però avevamo dimenticato di prendere la fune.Tornammo nella stalla ma la fune non c'era, c'erano solo delle funicelle.

  Qualcosa però ci serviva, per catturare il vitellino. Allora ci venne l'idea di ricavare noi una fune, intrecciando delle funicelle, perché, in fondo, lo sapevamo fare velocemente e senza difficoltà.

  Finita la fune, tornammo nel terreno e siccome c’era il granturco già alto e il vitellino non si vedeva,  decidemmo, sempre continuando a correre, che io dovevo andare da sopra e mio fratello da sotto.

  Cominciammo la ricerca e dopo un po’, o per fortuna o perché ero più agile, il vitellino lo trovai io e riuscii facilmente a catturarlo con la fune, con un lancio da cow boy.

  Mi ci misi sopra e lo lanciai al galoppo e quando ormai ero fuori dal granturco vidi mio fratello che se ne tornava e stava per dirmi che non aveva trovato un bel niente.

  Arrivando a casa vidi mia nonna che, tutta orgogliosa, mi elogiava. E così per tutta la giornata mi fece festa.

Cesare Viscuso


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it