Ingessato
con... l’uovo!
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Un giorno la
mamma mi disse che le dovevo andare a comperare il sapone a Totari. Presi la mia
bici e, come al solito, mi lanciai per la discesa a grande velocità.
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Quando arrivai,
sbagliai a prendere il freno, presi quello della ruota anteriore e la
bicicletta si ribaltò. Io andai a sbattere contro il muro dell’ufficio postale e
mi slogai un polso. Alla mia bici si piegarono le ruote.
Mi ero solo
slogato un polso, ma tornai a casa con una gran paura, e infatti la mamma mi
diede il resto.
Dopo un po'
andai ad aggiustarmi il polso da mia zia Maria. Mia zia aveva imparato dalla sua
mamma, cioè dalla mia bisnonna.
Mentre mi
aggiustava il polso, premeva con le dita ed io sentii un po’ di dolore.
Per fasciare, mia zia prese un uovo, lo ruppe, tolse il tuorlo, versò l’albume in un
piatto e con una forchetta lo cominciò a sbattere, continuando finché non si
trasformò tutto in schiuma.
Alla fine mise
la schiuma sull’ovatta e mi avvolse l'ovatta intorno al polso, facendomi una
fasciatura. Quando l’albume si seccò, la fasciatura diventò così dura che
sembrava di gesso.
Dopo qualche
giorno la zia me la tolse e mi accorsi che il mio polso funzionava di nuovo
perfettamente.
Gianni Riccio
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La cattura
del vitellino
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Un giorno, verso
le sei di mattina, un vitellino non molto grande, di cinque mesi, fuggì dalla
stalla ma fortunatamente venne visto da mia nonna, che è una grande mattiniera.
Mia nonna, senza
perdere un attimo di tempo, venne a svegliare me e il mio fratello maggiore.
Subito saltammo dal letto e in un attimo eravamo pronti per andare a riprendere
il vitello.
Ci lanciammo nel terreno, però avevamo dimenticato di prendere la
fune.Tornammo nella stalla ma la fune non c'era, c'erano solo delle funicelle.
Qualcosa però ci
serviva, per catturare il vitellino. Allora ci venne l'idea di ricavare noi una
fune, intrecciando delle funicelle, perché, in fondo, lo sapevamo fare
velocemente e senza difficoltà.
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Finita la fune, tornammo nel terreno e siccome
c’era il granturco già alto e il vitellino non si vedeva, decidemmo, sempre
continuando a correre, che io dovevo andare da sopra e mio fratello da sotto.
Cominciammo la
ricerca e dopo un po’, o per fortuna o perché ero più agile, il vitellino lo
trovai io e riuscii facilmente a catturarlo con la fune, con un lancio da cow
boy.
Mi ci misi sopra
e lo lanciai al galoppo e quando ormai ero fuori dal granturco vidi mio fratello
che se ne tornava e stava per dirmi che non aveva trovato un bel niente.
Arrivando a
casa vidi mia nonna che, tutta orgogliosa, mi elogiava. E così per tutta la
giornata mi fece festa.
Cesare Viscuso
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