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 Maggio 1999 La Nostra Antologia N. 1 Pag. 13

La formica

sfaticata

C’era una volta una cicala che si ammazzava di fatica per cantare e una formica che se la spassava, facendosi dei giretti su un chicco di grano con sotto delle rotelline.

  Un giorno la cicala le chiese: «Posso fare un giretto col tuo “ciclomotore”? Mi ammazzo di fatica per cantare e rallegrare la tua giornata, mentre tu te la spassi, quindi me lo merito un giretto!»

  «No. Il ciclomotore “Super Chicco” è mio e non lo faccio toccare e nemmeno guardare a nessuno!» rispose la formica, con tono dispettoso.

  Quando già l’inverno si faceva vedere, la cicala, che era diventata ricca con i suoi successi canori e si era fatta una bella casetta arredata, un giorno sentì un “toc-toc” ed aprì la porta. Era la formica.

   «Ciao, cara cicala, mi daresti un po’ del tuo grano?»

«Mi dispiace risponderti così, cara formica, ma poiché tu ti sei rifiutata di farmi fare un giro sul tuo ciclomotore, io mi rifiuto di darti un po’ di grano.»

   E così la formica morì di fame.

Gabriella Ferrucci

 

Le formiche

buone

Venne l’inverno e la cicala, che aveva cantato tutta l’estate, si trovò al freddo. Ben presto si ammalò e, purtroppo, non c’era più niente da fare: il povero insetto era destinato a morire.

Passò di lì una formica che la vide sulla fredda neve e allora si avvicinò e le chiese: «Che fai?». La cicala non rispose. Ormai era un pezzo di ghiaccio, solo il suo cuore, ancora lento, batteva.

La formica se ne andò ma quella notte non riusciva a dormire: pensava al povero animale, anche se, secondo lei, era un tipo scontroso, perché non le aveva risposto. Preoccupata, alla fine uscì di nuovo con alcune amiche e tornò sui suoi passi.

  La cicala era ancora lì, immobile. Il suo piccolo cuore aveva cessato di battere, ma le formiche non si arresero, la presero con fatica e la portarono nella tana, dove cercarono di rianimarla.

  Per due notti e due giorni la formica massaggiò il cuoricino della cicala, che non sembrava volesse riprendersi. Allora pianse e tre lacrime caddero sul piccolo cuore, che riprese a battere.

  Da allora la cicala diventò più saggia, lavorò sodo e così visse almeno cento anni.

Danila Maio


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it