Era una domenica
piena di sole, mio padre stava aggiustando la macchina sull’aia e mia madre
stava riordinando la camera da letto. Io stavo normalmente seduta su un ramo, a
leggere.
Dopo un po’ mi
stufai, scesi e mi coricai sull’erba. Mi annoiavo, allora mi venne l’idea di
risalire sulla quercia e di appendermi a un ramo, a testa in giù, reggendomi con
le gambe.
Feci questa
operazione tre volte, ma la terza non andò tanto bene. Mio padre, che vedeva
tutto, disse: «Chiara, se cadi ti do il resto!».
Io lo ignorai e
feci un’altra prova - un po’ anche per dimostrargli che ero capace di farlo - ma
fui così veloce che non mi aggrappai bene con le gambe e cominciai pian piano a
scivolare giù.
Cercavo di
riportarmi su, ma non ce la facevo. Intanto era arrivato mio fratello, che
rideva come un pazzo, e più gli dicevo di aiutarmi più rideva.
Ad un tratto
non ce la feci più e caddi. Per fortuna non mi feci niente, perché c’era molta
erba alla base del tronco.
Mio fratello
quasi scoppiava dal ridere, facendomi venire una gran rabbia, ma prima di
pensare a lui guardai verso casa e vidi che, per fortuna, mio padre era andato
a provare la macchina.
Allora mi
rivolsi a mio fratello e gli dissi: «Che scemo sei!». Avrei voluto picchiarlo,
perché rideva e perché non mi aveva aiutato; ma non aggiunsi altro perché sapevo
che faceva la spia.
Da allora feci
molta più attenzione alle mie spericolatissime acrobazie, anche per salvarmi da
mio padre.
Chiara
Landino
|