Caro Pennino,
era una semplice
mattinata,
tutto normale, tutto
regolare.
Poi ti ho trovato.
Eri piccolo e
indifeso.
Io non sapevo cosa
fare:
lasciarti o prenderti?
Ero indecisa, poi ti
ho preso.
Hai trascorso
l’intera mattinata
nella mia scuola. Tu,
perciò,
sei un po’ diverso
dagli altri passerotti,
perché sei stato a
scuola:
e’ raro che si trovi
un uccellino
scolaro, anzi è
rarissimo.
Mi sono affezionata a
te
fin dall’inizio. Ti
ho portato a casa
ed abbiamo passato
giorni meravigliosi
e molto piacevoli,
ma poi imparasti a
volare.
Ero un po’ triste e
un po’ felice.
Ti presi in mano
e allargando piano le
dita
ti feci volare.
Ti eri fermato su un
pino
e cinguettavi felice.
Io pensavo:
“Forse mi ha già
dimenticato,
forse non ricorda
tutti quei bei giorni
che abbiamo trascorso
insieme”.
Adesso chissà dove
sei.
Forse stai volando
nel cielo,
forse ti sei fatto
una famiglia,
o, forse, qualche
cacciatore
ti ha sparato!
Non voglio neanche
pensarci,
anzi, spero che
qualche volta
pensi anche tu a me.
Ti voglio bene,
tua Gabriella.
Gabriella Ferrucci
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