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Giugno 2000  La Nostra Antologia N. 2 Pag. 15


Piangevo e correvo

e non sapevo cosa fare: ero disperata

 

 

Quando ero piccola, a volte andavo da mia nonna, a Curti, e spesso restavo a dormire da lei. A Curti aveva la casa anche un mio zio di Napoli, che veniva con la famiglia due, tre volte all’anno. Io avevo un po’ paura di lui e, quindi, ogni volta che veniva mi andavo sempre a nascondere.

 Un giorno, avevo quattro anni, stavo in piazza con mia nonna, a parlare con alcune signore, quando mi girai e vidi questo zio, che era appena arrivato da Napoli con la sua famiglia. Subito mi strinsi alla nonna e le chiesi se andavamo alla fontana, ma lei mi disse di salutare lo zio Antonio. Lui mi abbracciò e mi domandò se volevo andare con loro, a fare un picnìc.

 Io risposi  che volevo restare con la nonna, perché dovevamo cogliere i fiori da portare in chiesa, ma la nonna mi disse di andare e io dovetti accettare l’invito.

 Salutai mia zia e gli altri miei cugini e salii in macchina con loro. Per strada non parlava nessuno, ma io mi sentivo triste e mi veniva da piangere solo a pensare a quello che lo zio mi avrebbe detto.

 Arrivammo in un prato e ci sedemmo nell’erba. Mentre mia zia cucinava, io mi mostravo molto interessata a quello che faceva, per non farmi notare dallo zio.

 Lui, però, tutto ad un tratto mi venne da dietro e mi alzò in aria.

 

 Io mi misi a gridare, ma lui non mi faceva scendere.

 Alla fine mi mise a terra, ma cominciò a corrermi dietro, dicendo che era il lupo cattivo. Io piangevo e correvo e non sapevo cosa fare: ero disperata. Poi si fermò, ma io continuavo a piangere e dicevo che volevo andare dalla nonna.

 Questo è durato fino verso i sette, otto anni. Ora non lo fa più perché sono più grande e matura per capire che non esistono i lupi cattivi.

 Ora non ho più paura di lui e, fortunatamente, non ho più paura di niente.

Concetta Conte

 

Le mie paure

Quando andavo alle elementari,

venne una maestra supplente.

Una mia compagna,

per farmi uno scherzo,

disse che  questa supplente

passava dietro ai banchi

e se vedeva che io avevo sbagliato

mi tirava i capelli,

e se sbagliavo un’altra volta,

mi metteva vicino al muro

e mi faceva un’altra

tirata di capelli.

Da quel giorno incominciai

ad avere paura della supplente

e il sabato non andavo a scuola,

perché il sabato lei

aveva sempre tre ore.

Adesso non ho più paura

di nessuno, solo dei serpenti, un po’,

e anche dei cacciatori,

quando sparano agli uccelli,

vicino casa mia.

Laura Melillo

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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it