Quando ero piccola, a volte andavo da mia nonna, a Curti, e spesso restavo a
dormire da lei. A Curti aveva la casa anche un mio zio di Napoli, che veniva con
la famiglia due, tre volte all’anno. Io avevo un po’ paura di lui e, quindi,
ogni volta che veniva mi andavo sempre a nascondere.
Un giorno, avevo quattro anni, stavo in piazza con mia nonna, a parlare con
alcune signore, quando mi girai e vidi questo zio, che era appena arrivato da
Napoli con la sua famiglia. Subito mi strinsi alla nonna e le chiesi se andavamo
alla fontana, ma lei mi disse di salutare lo zio Antonio. Lui mi abbracciò e mi
domandò se volevo andare con loro, a fare un picnìc.
Io risposi che volevo restare con la nonna, perché dovevamo cogliere i fiori da
portare in chiesa, ma la nonna mi disse di andare e io dovetti accettare
l’invito.
Salutai mia zia e gli altri miei cugini e salii in macchina con loro. Per strada
non parlava nessuno, ma io mi sentivo triste e mi veniva da piangere solo a
pensare a quello che lo zio mi avrebbe detto.
Arrivammo in un prato e ci sedemmo nell’erba. Mentre mia zia cucinava, io mi
mostravo molto interessata a quello che faceva, per non farmi notare dallo zio.
Lui, però, tutto ad un tratto mi venne da dietro e mi alzò
in aria.
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