Avevo
provato con il cane ma, come il detto dice:
“dalle stalle al porcile!”.
Certe
volte Carolina spezzava la corda a cui era legata, allora io la portavo a spasso,
però di colpo accelerava e mi trascinava per un lungo percorso, facendomi
graffiare le ginocchia.
Ma
io non piangevo, anzi mi divertivo da morire e continuavo a farlo.
Un
giorno io e lei eravamo nell’orto, vicino al garage di mio padre. Come quasi
ogni giorno, Carolina aveva spezzato la corda ed io la tenevo stretta, tirandola
per farla camminare.
Lei
però voleva pascolare, allora le andai dietro e le tirai forte la coda. Lei,
come un cavallo, iniziò a galoppare verso un ruscello, sulla riva del quale
crescevano molte ortiche, trascinandomi dietro di sé.
Passando
attraverso le ortiche, la mia felicità finì, perché il bruciore era fortissimo!
Arrivati sul bordo del ruscelletto, Carolina fece un grande salto per arrivare
sull’altra sponda. Lei ci riuscì, io no.
Andai dritta con la faccia nell’acqua. Mia nonna corse a prendermi, sgridandomi |