Un giorno,
quando avevo sei o sette anni, mio padre e mia madre andarono ad un matrimonio e
rimanemmo a casa solo io e i miei fratelli. Per un po’ ci mettemmo a vedere la
televisione ma siccome non c'era niente di bello al mio fratello più grande
venne un’idea.
Dietro al
trattore era agganciata una tavola di ferro, che usavamo per il trasporto di
ogni cosa. La sua grandezza era di circa un metro e mezzo quadrato.
Mio
fratello mi disse di coricarmi a pancia sotto su quella tavola. Io non capivo
che cosa avesse in mente, ma feci come diceva lui. Dopo che mi coricai, mi legò
le mani e le gambe, per non farmi muovere, poi mise in moto il trattore e si
avviò.
Vicino
casa mia c'è una stradina tutta rotta e piena di buche. Mio fratello si avviò
per quella stradina e cominciò a correre. Per lui la discesa era corta, per me,
però, era lunga, perché prendevo colpi che mi facevano molto male.
Alla fine
della stradina c'era uno spazio grande. Arrivato là, mio fratello bloccò una
ruota del trattore e sterzò; poi si girò e rifacemmo la stradina in salita e,
finalmente, arrivammo nel garage del trattore.
Mio
fratello mi slegò ma io non riuscivo a mettermi in piedi; mi sedetti sulla
tavola e solo quando mi passarono i dolori alle gambe, alle braccia e alla testa
riuscii ad alzarmi e me ne andai sopra, con gli altri miei fratelli.
Sandro Landino
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