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  Pag. 10 Noi & Voi Prot@gonisti N. 10 Maggio 2005


Noi Protagonisti della I A

abbiamo realizzato per Voi il nostro primo SCOOP!

Da Gioia Sannitica a Nassiriya

Intervista al nostro concittadino Salvatore Perillo, caporal maggiore scelto dell’Esercito Italiano, di ritorno dalla missione di pace in Iraq:  "Il nostro compito non era quello di uccidere ma quello di dare serenità e pace a questo Paese dilaniato dalla violenza".


Una veduta dall’alto della città di Nassiriya. (Foto Salvatore Perillo)


Quanto tempo è durata la tua missione in Iraq? (Anna Chiara) - Sono partito nel mese di dicembre del 2004 e la mia missione è durata 140 giorni.

Era la tua prima missione? (Mario Fan.) - No, è stata la mia terza missione, perché ho già avuto modo di partecipare a diverse attività in territorio nazionale e internazionale (Balcani, Iraq).

Come si chiamava il vostro corpo? (Mario Ferr.) - Io facevo parte dell’8° Reggimento Bersaglieri “Garibaldi”.

Dove era il vostro accampamento? (Roberta) -  Il luogo dove eravate accampati era pericoloso? (Anna Bella) - Fino a dicembre dell’anno scorso la base italiana era situata al centro di Nassirya. Poi la base è stata spostata a Tallil, alla periferia di Nassirya, proprio per motivi di sicurezza. In effetti la nuova base dà maggiori garanzie in termini di sicurezza ma il rischio di attentati è sempre elevato.

Eravate tutti italiani? (Cristiana) - No, nella nostra sede, oltre all’Esercito Italiano, erano di stanza anche americani, portoghesi e rumeni.

Gli accampamenti come erano? (Lorella) - Noi alloggiavamo in moduli abitativi simili ai prefabbricati mentre la mensa era situata sotto una grossa tenda capace di accogliere circa 300 persone.

La città è grande? Ci sono solo case o anche spazi liberi? (Chiara) - Nassiriya è una città come Caserta. Ci sono tante case ma anche qualche spazio libero.

C’erano molti edifici bombardati? (Biondino) - A Nassirya non ci sono stati bombardamenti da parte degli americani perché all’inizio del conflitto i soldati statunitensi hanno tirato diritto su Baghdad, passando esternamente a Nassirya e  non toccando minimamente questa città. Pertanto a Nassiriya non ho visto edifici bombardati, a differenza di Baghdad, dove ci sono diverse strutture distrutte dai bombardamenti.

 

Quando sei partito per l’Iraq eri consapevole del pericolo? (Anna Bella)  -  Sicuramente prima di partire la tensione c’era ed era forte in me la consapevolezza che stavo per affrontare una missione diversa dalle altre. Una volta giunto in Iraq, con il passare dei giorni la tensione svaniva sempre più e ci si concentrava solo su quelli che erano i propri compiti giornalieri.

Perché vi siete offerti volontari? (Anna Bella) - La nostra non è stata una scelta volontaria in quanto apparteniamo ad un Reggimento operativo che quasi ogni anno viene impiegato in missioni all’estero e quando il reggimento parte anche noi siamo costretti a partire. In effetti questo è il nostro lavoro e  per assolvere i nostri compiti dobbiamo essere pronti anche a queste cose.

Eri pronto a morire per salvare gli iracheni? (Guido) - Prima di partire si pensa a tante cose e forse anche a questo. Alla fine, però, prevale sempre la convinzione che tutto andrà bene e che se per caso dovesse succedere qualcosa è perché è destino che debba essere così. Si parte sempre con la convinzione che si farà ritorno a casa.

I tuoi genitori erano preoccupati?  (Chiara) - Telefonavi ai tuoi genitori? E loro a te? (Mario Ferr.) - Purtroppo sì e forse pure troppo. In effetti in queste situazioni chi soffre di più sono proprio i familiari, i quali non sanno ciò che uno effettivamente sta facendo e pensano sempre al peggio. Per tenere tranquilla la famiglia telefonavo tutti i giorni e spesso anche due volte al giorno.

Il viaggio è andato bene? (Matteo) - Il viaggio è andato bene ma è stato molto stancante perché bisognava fare scalo negli Emirati Arabi Uniti e poi prendere l’aereo militare per l’Iraq. Questo perché sui cieli iracheni si può volare solo con aerei militari. In totale si impiegano otto ore di volo.

Quanti attacchi avete fatto?  (Lorella) - Non ho fatto nessun attacco perché noi non eravamo lì per attaccare o per uccidere qualcuno. Il nostro compito era quello di contribuire a portare la pace in Iraq e a portare aiuti umanitari nei villaggi più disagiati.

Quando dormivate sentivate spari? (Mario Ferr.) - Gli spari si sentivano a tutte le ore del giorno, anche se alla fine non ci facevamo nemmeno più caso in quanto gli iracheni sparano anche in occasioni di festeggiamenti. Ad esempio, sparano in aria anche quando si sposa qualcuno. Sono usanze tradizionali dei musulmani.

Come era la situazione lì?  (Lorella) - La situazione era di calma apparente. In effetti quando tutto sembrava tranquillo ci si poteva aspettare un attacco terroristico. Bisognava fare sempre attenzione e non sottovalutare niente.

Siete stati attaccati dai terroristi? (Lorella) - No, negli ultimi tempi la situazione, almeno nella zona di Nassirya, ►


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it