Continuiamo a pubblicare storie fantastiche della nostra tradizione locale, per evitare che, con la scomparsa delle persone anziane che ancora le ricordano, vadano completamente dimenticate.
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Sull’ultimo numero di Noi & Voi Prot@gonisti abbiamo presentato questa nuova rubrica, dedicata al recupero delle tradizioni, col seguente invito, che rivolgiamo anche ai lettori di questo numero: «Un tempo i nonni, nelle lunghe sere d’inverno, seduti accanto al focolare, raccontavano antiche storie ai nipotini, che le ascoltavano incantati. Oggi la TV ha distrutto questa abitudine. Provate a farla rivivere, spegnendo, qualche volta, l’elettrodomestico, e chiedendo ai vostri nonni di raccontarvi le storie che a loro sono state narrate quando erano bambini. Mandateci quelle che vi sembrano più belle: vi promettiamo che le pubblicheremo, in una apposita rubrica dedicata al recupero delle tradizioni locali.»
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Su questo numero pubblichiamo sette nuove storie, particolarmente avvincenti e suggestive.
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Sabba: nelle antiche leggende medioevali, riunione periodica di streghe e stregoni che celebravano feste magiche e orgiastiche in onore del diavolo.
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La vecchia
JANARA
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Tanti anni fa, quando mia nonna aveva circa la mia età, aveva una sorella più grande di lei, quindi una mia zia, che la notte era visitata dalle janare.
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Poco lontano dalla loro casa abitava una brutta vecchia, di nome Gelsomina. Questa vecchia vestiva sempre con abiti laceri e sporchi e andava in giro chiedendo roba a tutte le persone che conosceva, e tra queste anche a mia zia, la quale alcune volte le dava ciò che lei chiedeva, ma altre volte si seccava e la mandava via a mani vuote.
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Un giorno la vecchia andò da mia zia e le chiese se poteva darle un chilo di farina, ma lei non le diede niente, perché sapeva che tutto quello che le dava non veniva né restituito né pagato. Quella notte, però, mentre dormiva, mia zia fu visitata da una janara, che la minacciava di morte se non avesse dato a Gelsomina ciò che lei le chiedeva. Da allora, se di giorno non le dava qualche cosa, la notte la strega arrivava.
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La cosa andò avanti per qualche tempo, poi mia zia si stancò e una notte, assieme a mia nonna, che era di corporatura robusta, andò a casa della vecchia, l’afferrò per la gola e le fece giurare che non sarebbe più andata a metterle paura. La vecchia giurò, e da quel giorno non si vide più l’ombra di una strega, neanche se la pagavi.
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Quando Gelsomina morì, nella sua casa trovarono un libro con varie regole di magia e sotto il letto un vasetto con un rospo cotto, il cui liquido, secondo il libro, la strega lo usava per ungersi il corpo, cosicché potesse passare attraverso le fessure delle porte per entrare, di notte, nelle case delle persone e spaventarle.
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Maria Civitillo, IIIA
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