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    Maggio 2005Noi & Voi Prot@gonisti N. 10 Pag. 13


Mezzi corazzati del regime di Saddam distrutti dagli americani. (Foto Salvatore Perillo)

perché i rapimenti avvengono di più nella zona di Baghdad e di solito sono rivolti verso giornalisti o comunque civili che godono di minore protezione. Difficilmente vengono presi come ostaggi i militari.

Ti sei dovuto nascondere per non essere catturato dai nemici? (Domenico, Giuseppe)  -  No perché quello che io sono stato a fare non era un’attività rivolta allo scontro con i guerriglieri locali. La mia attività era più che altro rivolta ad aiutare la popolazione civile.  Sicuramente poteva capitare anche di scontrarsi con i terroristi, ma io non sono stato mai coinvolto in sparatorie o cose simili.

Era un po’ stancante stare lì e vedere solo armi e sentire spari? (Enrico e Ivan) - Dopo un po’ di tempo la stanchezza iniziava a farsi sentire. Non perché si vedevano solo armi o perché si sentivano solo spari, in quanto non era così. La stanchezza non era tanto fisica quanto psicologica in quanto è duro stare lontano dalle proprie cose per tanto tempo, dovendo restare sempre concentrati su quelli che sono i propri impegni e i propri compiti. Di tanto in tanto c’è bisogno di distogliere la mente da queste cose.

Quando siete partiti per il rientro eravate contenti? (Anna Bella) - Senza ombra di dubbio quello è stato il momento più bello di tutta la missione. Sapere che dopo 140 giorni di missione si parte per tornare dalle proprie famiglie è una sensazione indescrivibile.

Tua mamma è stata contenta quando sei tornato? (Ivan) - Penso che, così come è stata  la persona che ha sofferto di più durante il periodo della mia permanenza in Iraq, allo stesso modo è stata la persona più felice quando mi ha visto spuntare dal cancello della Caserma, la sera in cui sono tornato a casa.

Quando sei tornato in Italia hai raccontato la tua esperienza a molte persone o a poche? (Guido) - Ho raccontato qualcosa a chi ha dimostrato di essere interessato a sapere in merito alla situazione che ho trovato in Iraq.

Come hai vissuto questa esperienza? (Anna) - E’ stata un’esperienza importante che mi ha fatto capire tante cose. L’ho vissuta giorno dopo giorno affrontando le difficoltà con la massima tranquillità. Ho dato tutto quello che potevo per cercare di aiutare quella gente e anche quando siamo stati scacciati via, perché non eravamo ben visti, mi sono sempre rimboccato le maniche per ripartire con lo stesso spirito e la stessa voglia che avevo messo nella precedente attività, e se dovesse capitare l’occasione di rifarlo lo rifarei con lo stesso impegno che ho profuso in questa missione.

Noi della IA ringraziamo il caporal maggiore scelto Salvatore Perillo per la interessantissima intervista.

 

Lettera aperta di Noi della I A

a Salvatore Perillo

Caro

Salvatore,

sapevamo già, dalla televisione, che in Iraq sono impegnati soldati dell’Esercito Italiano, però siamo rimasti sbalorditi quando abbiamo scoperto che tra questi soldati c’eri anche tu, un ragazzo che abbiamo incontrato tante volte in piazza o al bar, quindi ci siamo affrettati a intervistarti per il nostro giornale. Facendo questa intervista mi sono sentito un vero giornalista e l'emozione che ho provata vorrei riviverla di nuovo (Matteo) - Caro Salvatore, io mi ero accorta che mancavi da Gioia Sannitica, ma pensavo che eri andato a farti una vacanza, invece quando sei tornato ho scoperto che eri stato a fare il militare in Iraq (Chiara) - Tu per noi sei un vero militare da imitare (Mario Ferr.) - Mi hai fatto capire che una missione di pace aiuta i Paesi devastati dalla guerra e  che l’Italia è molto solidale con questi Paesi (Angelo) - Pensavo che la missione che hai fatto era per fermare i terroristi. Ma aiutare la gente è molto meglio (Salvatore P.) - Rispondendoci hai soddisfatto tutte le nostre curiosità, le risposte sono state chiare e comprensibili (Mario D.B.) - Grazie di averci fatto sapere tutto su Nassirya (Enrico) - La cosa che mi ha colpito di più è che non hai ucciso nessuno. Pensavo che avevi fatto una missione con morti e feriti, invece si è rivelata una missione di pace. Sono rimasto un po’ deluso (Luca)  - Pensavo che eri andato lì per uccidere, distruggere palazzi e lanciare bombe dagli aerei, invece sei felice perché hai fatto una missione per aiutare i bambini e per questo un po’ ti invidio (Monica) - La tua intervista è bella anche da leggere (Roberta) - Le tue risposte mi hanno fatto tanta tenerezza e mi hanno fatto sentire come se ci fossi anche io, in Iraq (Giovanna) - Mi ha colpito molto quando hai detto che anche dando una bottiglia d’acqua ai bambini, in loro vedevi un sorriso (Cristiana) - Sono contento che non sei andato in Iraq per uccidere ma per dare serenità (Domenico) - Sono rimasta colpita dal fatto che tu non hai ucciso nessuno però è stato ucciso il  maresciallo Simone Cola (Carmen) - Mi ha colpito il fatto che un po’ alla volta cominciavi a stancarti e a sentire il desiderio di tornare a casa (Salvatore G.) -  Grazie di aver risposto a tutte le nostre domande e di averci fatto diventare giornalisti per un giorno (Michele) - Quando vai di nuovo in missione, inviaci qualche cartolina (Anna Chiara) - Secondo me tu, Salvatore, in Iraq sei stato un ottimo rappresentante di Gioia Sannitica, anzi dell’Italia (Lorella).

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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it