Molti anni
fa i genitori di mio padre avevano appena comprato il trattore, quindi avevano
speso tutti i loro risparmi e non gli era rimasto quasi niente. Un giorno arrivò
una lettera del Comune. Dopo averla letta, il nonno, molto preoccupato, chiamò i
familiari e disse che bisognava pagare un milione di lire.
A casa erano disperati, mio nonno non sapeva dove prendere tanti soldi e diceva:
«Ma che cosa abbiamo fatto di male, ma che vogliono da noi!». Il giorno dopo,
mentre mio padre preparava il caffè, intervenne mio nonno e disse: «Fermo!
Dobbiamo risparmiare! Fra poco non avremo più nemmeno i soldi per mangiare e tu
vuoi fare il caffè?»
Mio padre, non sopportando più questa situazione, decise di andare sul Comune,
assieme a mio nonno, a chiedere spiegazioni. Un impiegato, dopo aver letto la
lettera, disse: «Per la miseria, Mario! Comincia a prendere il portafoglio!»
Mio nonno, tirando fuori i pochi soldi che gli erano rimasti, disse: «Sì, va
bene. Adesso posso darvi questi; poi, piano piano, vi do gli altri». E
l’impiegato: «Ma che hai capito? Tu non devi pagare niente. Siamo noi che
dobbiamo dare un milione a te!».
Mio nonno, che non credeva alle sue orecchie, prese i soldi e tornò a casa,
contento come se avesse vinto alla lotteria; quindi raccolse tutti i familiari e
preparò un bel pranzetto, per festeggiare l’avvenimento.
Un proverbio dice che i soldi fanno venire la vista ai ciechi. A mio nonno,
invece, credo che la paura di dover pagare un milione la vista gliel’aveva fatta
perdere, perciò aveva sbagliato a leggere la lettera!
Mario Ferrucci, IIA
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