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  Maggio 2006Noi & Voi Prot@gonisti N. 11  Pag. 11

Nel laboratorio di giornalismo abbiamo imparato a creare differenti tipi di testo. Ecco alcuni esempi di testo umoristico, con episodi tratti dalla realtà

Marachelle di RAGAZZI di oggi

e di ieri e altre storie DIVERTENTI

Alcune situazioni si presentano già di per sé come divertenti, e quindi sono chiaramente comiche. Cambiando il punto di vista, però, anche situazioni apparentemente “tragiche” possono rivelare insospettati risvolti comici.

 

Visitavamo il castello punto per punto

I miei FILONI

L’anno scorso facevo parecchi filoni perché non me ne teneva di andare a scuola.

  Io e altri tre o quattro compagni spesso, la mattina, ce ne andavamo al castello, però ci andavamo quando avevamo il tempo prolungato, così potevamo rimanerci più tempo.

 Visitavamo il castello punto per punto, giocavamo

a nascondino, facevamo passeggiate e così passava la giornata.

 A volte scendevamo in paese anche alle due e mezza e andavamo al bar a fare delle partite a bigliardino, poi veniva il pullman e ce ne andavamo a casa. Spesso l’autista non ci voleva prendere, perché si era accorto che avevamo fatto filone, ma noi gli dicevamo: «Per l’ultima volta, prendici», e lui ci prendeva.

 Una volta siamo andati al castello quando c’era la neve. Siamo saliti a piedi e ci siamo divertiti un sacco a palle di neve; facevamo le corse ed uno è caduto con il sedere nella neve e se ne è voluto andare a casa perché era tutto bagnato. Anche io e altri compagni ci eravamo bagnati, però cercavamo di asciugarci al sole: ci mettevamo nei punti dove splendeva di più il sole e ci facevamo anche un pisolino.

 Un’altra volta siamo andati al castello con molte provviste e abbiamo arrostito e mangiato patatine, salsicce ecc., poi abbiamo giocato a pallone e siamo andati a farci una passeggiata nel bosco. Alla fine, quando ce ne siamo dovuti andare, eravamo tutti dispiaciuti, perché ci eravamo divertiti un sacco.

  Qualche volta alla mamma lo dicevo che non ero andato a scuola, ma il più delle volte no; però lei lo veniva sempre a sapere, ed era peggio.

  E questi sono i miei filoni.

Antonio Moscatiello, IIA

 

I soldi a volte fanno perdere la vista

Il milione

Molti anni fa i genitori di mio padre avevano appena comprato il trattore, quindi avevano speso tutti i loro risparmi e non gli era rimasto quasi niente. Un giorno arrivò una lettera del Comune. Dopo averla letta, il nonno, molto preoccupato, chiamò i familiari e disse che bisognava pagare un milione di lire.

  A casa erano disperati, mio nonno non sapeva dove prendere tanti soldi e diceva: «Ma che cosa abbiamo fatto di male, ma che vogliono da noi!». Il giorno dopo, mentre mio padre preparava il caffè, intervenne mio nonno e disse: «Fermo! Dobbiamo risparmiare! Fra poco non avremo più nemmeno i soldi per mangiare e tu vuoi fare il caffè?»

  Mio padre, non sopportando più questa situazione, decise di andare sul Comune, assieme a mio nonno, a chiedere spiegazioni. Un impiegato, dopo aver letto la lettera, disse: «Per la miseria, Mario! Comincia a prendere il portafoglio!»

  Mio nonno, tirando fuori i pochi soldi che gli erano rimasti, disse: «Sì, va bene. Adesso posso darvi questi; poi, piano piano, vi do gli altri». E l’impiegato: «Ma che hai capito? Tu non devi pagare niente. Siamo noi che dobbiamo dare un milione a te!».

  Mio nonno, che non credeva alle sue orecchie, prese i soldi  e tornò a casa, contento come se avesse vinto alla lotteria; quindi raccolse tutti i familiari e preparò un bel pranzetto, per festeggiare l’avvenimento.

  Un proverbio dice che i soldi fanno venire la vista ai ciechi. A mio nonno, invece, credo che la paura di dover pagare un milione la vista gliel’aveva fatta perdere, perciò aveva sbagliato a leggere la lettera!

Mario Ferrucci, IIA

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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it