Un giorno, mentre tornavo a casa, un gattino piangeva perché aveva perso la sua
mamma. Lo presi e lo portai a casa ed ebbi cura di questo gattino che chiamai
Tommaso. Gli diedi un bicchiere di latte e dopo che ebbe finito di mangiare lo
portai a vedere la mia cameretta e anche il salone; lo misi sul divano e gli
feci vedere anche la TV.
Più tardi, quando finii di fare i compiti, vidi che si era addormentato sul
divano e allora pensai che gli dovevo costruire una casa. Presi una casa del
cane, che ne aveva due, ci misi dentro una coperta e misi il gattino nella sua
casa e lui era contento.
La mattina Tommaso viene nella mia cameretta, salta sul letto e mi sveglia.
Lui non vuole che vado a scuola e quando torno mi corre incontro, tutto contento.
Adesso vi racconto una cosa che mi è capitata.
Un giorno presi una bottiglia di Bayles, poi presi un bicchiere e una ciotolina
e lo feci bere. Io mi divertivo perché gli piaceva e non pensavo che gli facesse
male. Poi, dopo, voleva andare fuori, però si era ubriacato e piangeva, perché
non vedeva dove andava, e sbatteva con la testa vicino alla porta. Io ero
dispiaciuta e stavo male per lui.
Venne una mia zia a casa, mi vide che stavo dispiaciuta e mi domandò: «Carmen,
perché stai arrabbiata?». Io le dissi tutto quello che era successo e lei mi
disse: «Dagli un po’ di latte, che non è niente». Io glielo diedi e cinque
minuti dopo il gattino si riprese e io ero tutta contenta perché Tommaso stava
bene.
Questa è la storia che mi è capitata.
Carmen Cassella,
IIA
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