territorio che fosse importante come un “tesoro”. Abbiamo scelto l’Eremo di San Michele, perché lo abbiamo giudicato il più adatto
a rappresentare Gioia Sannitica. Per intraprendere questo lavoro ci è sembrato
indispensabile vedere il luogo che avevamo scelto come “tesoro” di Gioia
Sannitica: la grotta di San Michele.
Accompagnati dalle insegnanti
Maria Cristina
Insogna, Filomena Falato, Pina Pascale e Alba Canelli e dall’ausiliario
Liberato Gaudio, con un pullmino ci siamo
recati nella vicina frazione di Curti, poi abbiamo percorso un viottolo di terra
battuta e, finalmente, siamo arrivati all’antica grotta del nostro patrono San
Michele.
Oltre alle notizie che abbiamo trovato in libri e documenti sul culto del Santo
( “… era stato portato qui dai Longobardi… è
rappresentato come un angelo bellissimo, che ha nelle mani una spada e una
bilancia …”) è stato molto bello scoprire tante altre leggende che lo
riguardano. Per esempio, abbiamo appreso dagli anziani del paese che
anticamente, nel giorno di San Michele, i contadini non si recavano nei campi
perché sicuramente avrebbero visto il “cirione”, un serpente grande quanto un
maialino!
Un’altra leggenda dice che, tanti anni fa, un giorno, mentre gli
abitanti di Gioia si recavano al santuario, un masso si staccò dalla montagna; i
fedeli temevano di essere investiti dal grande macigno ma… esso si arrestò
proprio al bordo della strada che essi percorrevano: sicuramente un evento
miracoloso!
Non
sono mancati anche i “dispetti” tra gli abitanti delle frazioni di Gioia! Si
racconta che, anticamente, sia gli abitanti di Criscia che quelli di Curti
dicevano che la campana della cappellina che si trovava lungo il sentiero che
porta alla grotta (i cui resti si trovano ancora lì) era di loro proprietà.
Decisero allora di risolvere una volta per tutte questo mistero facendo una gara:
chi arrivava per primo alla cappella avrebbe “vinto” la campana. Però, secondo
la tradizione, furbescamente, un abitante di Criscia, sentito della gara,
durante la notte si impossessò della campana e la portò alla propria chiesetta.
Criscia vinse e per diversi giorni la campana suonò a festa, per “ricordare”
agli abitanti di Curti la... “vittoria”.
Ci siamo dati un gran da fare per
trovare notizie e leggende che illustrassero il culto di San Michele nel nostro
paese. Una volta procurate tutte queste notizie, le abbiamo trascritte al
computer. Alla fine dell’anno scolastico, siamo stati invitati ad una mostra, a
Piedimonte Matese, dove abbiamo presentato il nostro lavoro, che è stato
apprezzato sia dagli insegnanti che dagli studenti.
Infine, abbiamo chiesto il permesso
di stampare delle “brochure”, ideate da noi e, con grande gioia, siamo stati
accontentati, perché il Comune, a sue spese, le ha fatte stampare in tipografia.
Vincenzo Di Biase - Serena Landino -
Patsy Lucatino,
IIB
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