Giuseppe Barone: 5 anni di prigionia a Città Del Capo |
Al ritorno
trovai il paese
devastato e
distrutto
Mio nonno ha combattuto nella Seconda Guerra
mondiale. Siccome stiamo studiando quel periodo storico, l’ho intervistato, per
farmi raccontare i suoi ricordi. |
Nonno, mi racconti quando sei
stato preso prigioniero? |
«Il 2 gennaio del 1941 le forze alleate fecero un grande
attacco nel territorio egiziano occupato da noi italiani e fummo costretti a
ritirarci nei nostri territori. La mattina del 3 gennaio gli Alleati chiusero il
cerchio e ci catturarono tutti, facendo un forte numero di prigionieri. Preso
prigioniero a Bardia (Libia), e portato nei campi di concentramento nei pressi
del |
“Anche la Casa Comunale
era un cumulo di macerie” |
Cairo (Egitto), lì restai prigioniero fino a marzo.
Il mio numero di matricola era 188206. Il primo aprile fui imbarcatonel porto di
Suez sulla nave Cameronia e proseguii il viaggio per mare e il 20 aprile la nave
si fermò per tre giorni nel porto di Molasi (Cheie). Ripreso il viaggio il 30
aprile sbarcai a Durban (Sud Africa). Caricato su un treno merci mi portarono in
campo di concentramento nei pressi di Città del Capo, dove passai i miei lunghi
e pesanti cinque anni.» |
Come era la tua vita nel
campo di concentramento?
«Dormivo in una tenda per dieci persone. Tutte le mattine suonava la sveglia e
poi il caffè, dopo passavano gli Inglesi per il controllo e l’ordinamento e la
pulizia delle tende; verso le dieci ci portavano nel campo sportivo per la conta.
Questo tutte le mattine. A mezzogiorno c’era il pranzo: si ritirava in cucina,
in bidoni per cento persone, si portava nei campi e si distribuiva. Per 5 anni
questa era la vita di tutti i giorni.»
Come è avvenuta la tua
liberazione?
«Quando ci fu la resa dell’Italia, firmata dal Primo Maresciallo d’Italia
Badoglio (8 settembre 1943), pensavo che la guerra fosse finita e potevo tornare,
invece in Italia si scatenava una grande guerra perché le forze italiane si
divisero in due: una parte, con a capo il re Vittorio Emanuele III, comandate da
Badoglio; l’altra, con a capo Benito Mussolini, comandate da Graziani. Il re,
alleato con gli Alleati, Mussolini alleato con i Tedeschi. L’Italia sarà teatro
di guerra fino al 1945.
Il 10 gennaio del 1946, finalmente, a guerra ormai
terminata, fui liberato e dopo trenta giorni di mare tornai in Italia. Dal
comando tappa di Napoli tornai a Gioia Sannitica il 16 febbraio 1946. Intanto
anche per Gioia era passata la guerra. Trovai il nostro paese devastato e
distrutto. Anche la Casa Comunale era un cumulo di macerie. Queste sono le
guerre!»
Anna Chiara Barone,
III A
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Tedeschi
e
Scozzesi
nel palazzo
dei miei bisnonni |
Durante la Seconda Guerra mondiale, e precisamente nell’anno 1943, il palazzo
dei miei bisnonni, dove ora abito io, venne occupato da alcuni gruppi di soldati
che vi stabilirono il loro comando militare.
I primi ad insediarsi furono i Tedeschi, che si comportavano in modo incivile,
distruggendo mobili, |
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portandosi via oro e oggetti preziosi; ma particolarmente un episodio a mia
nonna, che allora era una ragazza, è rimasto impresso.
Mia nonna possedeva una
specie di carillon con musica classica; i Tedeschi prima ascoltarono i contenuti
dell’apparecchio, poi lo distrussero brutalmente. E un episodio ancor più
sconcertante: le buttarono un pianoforte giù dal balcone, rompendo il terrazzo.
Oltre a questo, i Tedeschi devastarono il paese, facendo vittime innocenti.
Prima di andar via fucilarono una persona davanti alla chiesa di San Pietro,
perché trovata con un pacchetto di sigarette americane Camel.
Successivamente, nel palazzo dei miei bisnonni si insediò un piccolo comando di
Scozzesi, i quali si comportarono da galantuomini e, in occasione del compleanno
della mia bisnonna, organizzarono una festa nel cortile della casa, mangiando,
ballando e suonando le cornamuse.
Dopo vennero i paracadutisti della Folgore Italiana e anch’essi si comportarono
bene e quando lasciarono la casa regalarono a nonna coperte e oggetti domestici
di vario tipo.
Infine vennero gli Americani, che bombardarono il castello medioevale, credendo
che vi fossero i Tedeschi, ma questi già erano il più lontano possibile.
Luca Caiola,
III A |
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