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Pag. 16Noi & Voi Prot@gonisti N. 12Maggio 2007

Le abbiamo raccolte dai protagonisti, per capire meglio la “Storia” raccontata nei libri

Piccole storie che ci hanno fatto capire meglio

la Seconda Guerra Mondiale

Noi & Voi Prot@gonisti ha pubblicato testimonianze e ricordi di guerra di nostri concittadini anche nei numeri 3 e 6, che saranno presto on line sul sito www.giornaliscolastici.it

 
Giuseppe Barone: 5 anni di prigionia a Città Del Capo

Al ritorno trovai il paese

devastato e distrutto

Mio nonno ha combattuto nella Seconda Guerra mondiale. Siccome stiamo studiando quel periodo storico, l’ho intervistato, per farmi raccontare i suoi ricordi.

Nonno, mi racconti quando sei stato preso prigioniero?

  «Il 2 gennaio del 1941 le forze alleate fecero un grande attacco nel territorio egiziano occupato da noi italiani e fummo costretti a ritirarci nei nostri territori. La mattina del 3 gennaio gli Alleati chiusero il cerchio e ci catturarono tutti, facendo un forte numero di prigionieri. Preso prigioniero a Bardia (Libia), e portato nei campi di concentramento nei pressi del

“Anche la Casa Comunale

era un cumulo di macerie”

Cairo (Egitto), lì restai prigioniero fino a marzo.

  Il mio numero di matricola era 188206. Il primo aprile fui imbarcatonel porto di Suez sulla nave Cameronia e proseguii il viaggio per mare e il 20 aprile la nave si fermò per tre giorni nel porto di Molasi (Cheie). Ripreso il viaggio il 30 aprile sbarcai a Durban (Sud Africa). Caricato su un treno merci mi portarono in campo di concentramento nei pressi di Città del Capo, dove passai i miei lunghi e pesanti cinque anni.»

Come era la tua vita nel campo di concentramento?

  «Dormivo in una tenda per dieci persone. Tutte le mattine suonava la sveglia e poi il caffè, dopo passavano gli Inglesi per il controllo e l’ordinamento e la pulizia delle tende; verso le dieci ci portavano nel campo sportivo per la conta. Questo tutte le mattine. A mezzogiorno c’era il pranzo: si ritirava in cucina, in bidoni per cento persone, si portava nei campi e si distribuiva. Per 5 anni questa era la vita di tutti i giorni.»

Come è avvenuta la tua liberazione?

  «Quando ci fu la resa dell’Italia, firmata dal Primo Maresciallo d’Italia Badoglio (8 settembre 1943), pensavo che la guerra fosse finita e potevo tornare, invece in Italia si scatenava una grande guerra perché le forze italiane si divisero in due: una parte, con a capo il re Vittorio Emanuele III, comandate da Badoglio; l’altra, con a capo Benito Mussolini, comandate da Graziani. Il re, alleato con gli Alleati, Mussolini alleato con i Tedeschi. L’Italia sarà teatro di guerra fino al 1945.

  Il 10 gennaio del 1946, finalmente, a guerra ormai terminata, fui liberato e dopo trenta giorni di mare tornai in Italia. Dal comando tappa di Napoli tornai a Gioia Sannitica il 16 febbraio 1946. Intanto anche per Gioia era passata la guerra. Trovai il nostro paese devastato e distrutto. Anche la Casa Comunale era un cumulo di macerie. Queste sono le guerre!» 

Anna Chiara Barone, III A

 

Tedeschi

e Scozzesi

nel palazzo dei miei bisnonni

Durante la Seconda Guerra mondiale, e precisamente nell’anno 1943, il palazzo dei miei bisnonni, dove ora abito io, venne occupato da alcuni gruppi di soldati che vi stabilirono il loro comando militare.

   I primi ad insediarsi furono i Tedeschi, che si comportavano in modo incivile, distruggendo mobili,

portandosi via oro e oggetti preziosi; ma particolarmente un episodio a mia nonna, che allora era una ragazza, è rimasto impresso.

  Mia nonna possedeva una specie di carillon con musica classica; i Tedeschi prima ascoltarono i contenuti dell’apparecchio, poi lo distrussero brutalmente. E un episodio ancor più sconcertante: le buttarono un pianoforte giù dal balcone, rompendo il terrazzo.

  Oltre a questo, i Tedeschi devastarono il paese, facendo vittime innocenti. Prima di andar via fucilarono una persona davanti alla chiesa di San Pietro, perché trovata con un pacchetto di sigarette americane Camel.

  Successivamente, nel palazzo dei miei bisnonni si insediò un piccolo comando di Scozzesi, i quali si comportarono da galantuomini e, in occasione del compleanno della mia bisnonna, organizzarono una festa nel cortile della casa, mangiando, ballando e suonando le cornamuse.

  Dopo vennero i paracadutisti della Folgore Italiana e anch’essi si comportarono bene e quando lasciarono la casa regalarono a nonna coperte e oggetti domestici di vario tipo.

  Infine vennero gli Americani, che bombardarono il castello medioevale, credendo che vi fossero i Tedeschi, ma questi già erano il più lontano possibile.

Luca Caiola, III A

 


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it