Un modo diverso di fare
educazione stradale:
RACCONTARE
le nostre
ESPERIENZE |
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Meglio che perdere un organo più utile |
Rimarrà la
CICATRICE |
Tra i tanti incidenti che mi sono
capitati, quello più brutto, che non dimenticherò facilmente, è accaduto nello
scorso mese di agosto, con il mio motorino, che non aveva neanche un mese.
All’insaputa di mio padre e di mia madre, lo presi e cominciai a fare dei giri
nel mio cortile, ma la tentazione di andare fuori era più forte di me. Infatti
uscii dal cancello e provai a fare una discesa vicino casa. |
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Non andavo tanto veloce, ma prendendo una
curva troppo stretta andai a finire nella ghiaia. Cercavo di frenare ma ormai
era troppo tardi, il motorino fece più di tre metri sull’asfalto, mentre io,
sbattendo la testa vicino ad un paletto, fui sbalzato dalla sella e con il
braccio destro urtai contro un muretto. Usciva tanto sangue, un dolore terribile,
non immaginate lo spavento che mi presi.
Dopo essermi ripreso, per prima cosa andai a
controllare i danni del motorino. Lo alzai da terra, lo portai a casa e senza
farmi sentire da mio fratello e da mia nonna, che erano in cucina, salii in
mansarda. Mi accorsi che avevo il jeans pieno di sangue e la t-shirt strappata,
per non parlare del pavimento, su cui gocciolava il mio sangue.
Mia madre, appena mi vide, iniziò a gridare, ma
subito mi soccorse, avvolgendo il mio braccio ferito in una benda. Quando arrivò
mio padre, andammo subito all’ospedale. Per strada i miei genitori mi chiesero
dove ero caduto e io risposi che ero caduto nel cortile, ma credo che quando
leggeranno la verità in questo articolo mi faranno una bella sgridata.
Adesso ho una grande cicatrice sul braccio
destro, che rimarrà per sempre, e un ricordo bruttissimo di quel giorno. Quella
volta, in fondo, me la sono cavata bene. Meglio avere una cicatrice permanente
che la perdita di un organo del corpo, molto più utile.
Michele
Liparulo,
IIIA
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Ma lo scooter lo voglio |
Scottato dalla
MARMITTA |
Non molto tempo fa caddi dallo scooter,
la cosa antipatica però è che caddi da fermo. Avevo detto a mamma andavo in
piazza e uscii a piedi, ma per strada incontrai il mio amico Daniel con lo
scooter ed andai con lui a fare due giri. Daniel mi fece anche guidare, poi
andammo da un suo amico, dove trovammo altri amici, anche loro “armati” di
motorino.
A un certo punto Daniel mi disse: «Vai a
farti un giro da solo!». Io salii sullo scooter e mi stavo allacciando il casco
quando a lui venne la brillante idea di accelerare; lo scooter partì, io mi
trovai sbilanciato, non feci in tempo a premere il freno e caddi! E qui inizia
il dramma! Nel cadere, per sostenermi appoggiai la mano sinistra sulla marmitta
arroventata dello scooter. Subito nel palmo della mano si formò una bolla
gigantesca che più passava il tempo e più si gonfiava.
Io non sapevo cosa fare; una signora,
accorsa per soccorrermi, mi applicò il dentifricio sulla mano, ma questo
peggiorò la situazione. Tenni la mano sotto l’acqua fredda per più di mezz’ora,
poi mi recai a casa di Luca, un altro mio amico, che mi fece una specie di
pronto soccorso.
Tornai a casa piangendo, con quella
mano che sembrava una mongolfiera, pensando alle sgridate di mamma e papà. Papà,
che è infermiere, mi fece scoppiare tutte le bolle e mi applicò la fasciatura.
La mano mi continuò a bruciare per più di una settimana.
Dopo questo incidente ho capito che lo
scooter è pericoloso, ma nonostante tutto continuo a dire a papà che me lo deve
comprare.
Matteo Landolfi,
III A
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