II Guerra mondiale: un pezzetto di
storia raccontata da un protagonista
L’8 settembre 1943, alle ore 18,30, il generale
Eisenhower comunica da Algeri la notizia che il governo italiano si è arreso
incondizionatamente agli Alleati. Alle 19,45 un analogo annuncio viene fatto
alla radio italiana dal maresciallo Pietro Badoglio. Immediatamente scatta la
reazione dei Tedeschi contro le truppe italiane, viste ormai come nemiche.
Prendendo spunto dalla
visita del Presidente della Repubblica italiana a Cefalonia, il 25 Aprile 2007,
Noi della
III A abbiamo raccolto
le
memorie del nostro concittadino novantenne Michele Gaetano,
che durante la II Guerra mondiale, proprio sul fronte greco, ha vissuto
avventure dalle quali si potrebbe trarre un film. |
Dove ti trovavi l’8
settembre del 1943, quando è stata diffusa la notizia dell’armistizio?
«A Creta. Stavo lì dal 1942. La sera che si è saputo che
Badoglio aveva firmato l’armistizio l’ordine era: "Consegnate le armi a chi vi
viene contro". Eravamo molti soldati italiani. L’isola era occupata metà dagli
italiani, metà dai tedeschi. Quando i tedeschi seppero dell’armistizio ci
considerarono nemici e ci ordinarono di consegnare le armi. Dove stavo io tutti
gli italiani si sono arresi, solo un ragazzo di San Leucio si rifiutò. Io lo
afferrai e gli dissi: "Sei solo, ti ammazzano!" ma lui mi respinse e disse: "Vai
via! L’anima mia non si vende!". Comunque, i tedeschi non lo ammazzarono».
Dove siete stati portati,
come prigionieri?
«Fino al 1944 siamo rimasti a Creta. Poi fummo imbarcati.
Dopo due giorni che eravamo fermi nel porto di Candia, una mattina, verso le 6,
sentii che la nave partiva. Ero sicuro che andavamo a fondo perché 15 giorni
prima un’altra nave, con 6.000 prigionieri italiani, era stata affondata dagli
Inglesi. Erano morti tutti. Si era salvato solo un capitano, che poi era stato
ucciso dai tedeschi. La nostra nave era partita da un paio d’ore e mentre il
tenente cappellano, sopra, stava dicendo la messa, un sergente maggiore di
Genova, che conoscevo, mi disse: "Vogliamo mangiare un poco?". Io portavo dei
viveri; presi una scatoletta dallo zaino e mentre lui la stava aprendo il siluro
arrivò e bucò la nave da una parte all’altra. Non vidi più niente, né scatolette
né altro. Un maresciallo della marina scese nelle stive e urlò: "Ragazzi, chi sa
nuotare si buttasse a mare. È arrivata l’acqua vicino alle caldaie, la nave sta
per scoppiare!". La nave, invece, scoppiò molte ore dopo, ma si sentiva il
rumore dell’acqua che entrava nella nave, i morti erano tanti e intanto i
tedeschi cominciarono a buttare bombe a mano nelle stive, come confetti».
|
Volevano ucciderci per avere maggiori possibilità di
salvarsi, e anche per vendicarsi, perché quando era stata silurata l’altra nave i tedeschi avevano i salvagente e gli italiani no e quindi gli italiani, per
cercare di salvarsi, avevano tolto i salvagente ai tedeschi. Adesso la facevano
pagare a noi.» |
|
E tu, che facesti?
«Un soldato di Torino mi disse di farmi coraggio e ci
buttammo in acqua. Il mare era pieno di uomini. Per tenermi a galla prima
afferrai dei bidoni di ferro vuoti, però mi battevano nei fianchi: mi facevano
galleggiare, però mi davano fastidio. Me ne liberai. C’erano delle borracce, ne
feci un fascio, me le legai addosso, ma mi ostacolavano, buttai pure quelle. Io
so nuotare bene, se no dovevo morire per forza. Per ore sono stato a galla con
le mie forze, poi quel sergente maggiore di Genova cominciò a gridarmi: "Aggrappati
ai cadaveri, aggrappati ai cadaveri!" Io non ci avevo fatto caso, vidi che
galleggiavano e il primo al quale mi aggrappai mi accorsi che mi faceva
galleggiare. Erano morti la mattina, il mare era pieno, erano gonfi, sembravano
palloni nell’acqua. Il mare faceva tempesta, quando c’è tempesta vengono subito
a galla i morti, così mi hanno detto, io non lo so... L’acqua è proprio una
brutta cosa. I cadaveri mi hanno salvato. Quando è arrivata la barca e i Greci
mi hanno preso stava facendo notte. Ero in acqua dalla mattina, speranze non ne
avevo più, ormai erano minuti, erano minuti, ero allo stremo delle forze. Eppure,
mentre stavo in acqua, non ho mai invocato un santo. Dicevo solo: "Mamma, aiutami! Mamma, aiutami!". Quando non avevo più nessuna speranza, sono arrivati
i Greci e mi hanno tirato su una barca. Tiravano su anche i morti. Di 4.500 che
ci eravamo imbarcati ci salvammo in 400. Il mare è una brutta cosa... Ne sono
morti tanti, nel mare. Tutti quelli che non si sa dove sono morti, che non si
sono trovati, e si dice che sono dispersi, stanno tutti in fondo al mare».
Come mai sei stato salvato
proprio
dai Greci?
«Quando fu colpita la nave, i Greci domandarono al
comandante tedesco se aveva piacere che loro andassero a salvare gli italiani a
mare. I tedeschi credevano che fossimo tutti morti e diedero il permesso, così i
Greci hanno salvato 400 italiani, tra i |
|
|