I
l 19 marzo, per la ricorrenza di San
Giuseppe, a Gioia Sannitica c’è da sempre l’usanza di accendere un grande fuoco
per ogni famiglia o gruppo di famiglie, sia in campagna che nei vari quartieri
del paese.
La mattina del 19 mio
nonno, essendo vecchio e non avendo più la forza per lavorare, mi chiese se, con
il trattore, potevo prendere tutta la legna secca che c’era in giro, per
preparare la grande catasta da accendere, la sera.
Io, da bravo ragazzo, gli dissi di sì e senza
perdere neanche un minuto misi in moto il trattore e gli agganciai dietro un
attrezzo chiamato sollevatore. Mi misi in giro per la campagna a cercare fasci
di legna o qualunque cosa poteva ardere. Girai per mezza giornata, però ottenni
un bel risultato: una catasta alta 2 metri. La feci vedere a mio nonno, il quale
disse che avevo fatto un bel lavoro; ma io ancora non ero soddisfatto.
Allora mi venne in mente che il nonno, quando
aveva effettuato la potatura delle viti, aveva lasciato altri fasci di legna
secca nel terreno. Misi in moto il trattore e mi affrettai ad andare a prendere
quei fasci, che purtroppo erano molto lontani da casa. Si era fatto abbastanza
tardi e dovevo sbrigarmi. Quando finii di caricare aveva iniziato a far buio.
Tornato a casa, scaricai i fasci vicino al mucchio e misi il trattore nel
garage.Quando cominciai a vedere
altri fuochi accesi, accesi anche il mio. Corsi dentro ad avvisare i miei
familiari che avevo acceso il fuoco, tutti mi fecero i complimenti e io ne ero
orgoglioso.
Quella sera eravamo tutti
più uniti ed è stata la mia prima sera senza televisione. Dopo il fuoco vennero
a casa
tutti i miei parenti, per cena, perché mio fratello si chiama Giuseppe.
Per me è stata un’emozione indimenticabile.
Michele
Di Chello |