All’improvviso apparve un mago dall’aspetto cattivo e con una lunga barba bianca,
che con voce malvagia disse:
“Io sono il
mago Orcone e finalmente potrò saziare la mia sete di vendetta. Ella ha
rifiutato di sposarmi ed ora pagherà caro questo affronto. Le manderò una
maledizione: che ella non possa più svegliarsi. Ma sarò clemente e vi lascerò
una possibilità di salvarla, se mi porterete la corona del re dei pazzi e i due
ingredienti della medicina, della pozione che io ho qui con me, ossia: sabbia e
sporco delle unghie dell’orco Zonf. Se al far del terzo giorno non avrò queste
cose, la vostra cara Angelica morirà”.
A dir la verità
a me Angelica non era affatto cara e quindi non mi andava di rischiare la pelle,
ma vedendo in quel momento la desolazione di Orlando, capii che gli dovevo stare
vicino. Allora Orlando, asciugandosi le prime lacrime della sua vita, disse:
“Su, in marcia. Il tempo perso può costare la vita ad Angelica.” Ed io: “Su, si
inizia una nuova avventura”.
Siccome non
sapevamo dove si trovava il villaggio, chiedemmo informazioni ad un vecchio
vagabondo e lui ci spiegò dove stava.
Correvamo come
pazzi per arrivare in tempo al villaggio dei pazzi.
Correndo,
correndo, arrivammo nei pressi del villaggio, chiamato Maxitipazza. Già avevo
sentito parlare di questo posto da alcune persone che dicevano che era formato
da gente pazza, veramente pazza; ma in quel momento era più importante salvare
la preziosa vita di Angelica che preoccuparsi di quei pazzi, che potevano
risultare anche molto pericolosi.
Mentre Orlando
portava faticosamente Angelica verso la meta, da un albero scivolò
all’improvviso un cobra che le morse la gamba. Orlando in quell’istante emise un
grido così forte da far scappare il serpente, poi svenne anche lui.
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