Camminando
trovammo un leone. Orlando mi disse di restare immobile. Io però non lo ascoltai
e gli dissi di lasciar perdere, perché ci avrei pensato io.
Visto che il
cilindro mi aveva risucchiato, pensai di metterlo per terra, con dentro un pezzo
di carne succulenta: il leone, prendendo il pezzo di carne, sarebbe stato
risucchiato dal cilindro.
Per fortuna
proprio così successe.Orlando, visto questo, mi credette uno stregone e non fece
mosse false perché pensava che l’avrei potuto trasformare in un rospo, o
addirittura che l’avrei potuto disintegrare.
Più avanti
incontrammo un contadino che si stava lamentando delle pietre che aveva trovato
nel suo orto.
Orlando si
avvicinò e vedendo che su quelle pietre c’erano incisi in nomi di Angelica e di
Medoro, impazzì.
Cominciò a
strapparsi l’armatura di dosso e, quando cadeva a terra, si faceva un fosso
tanto grande che sembrava che fosse caduto un meteorite. Strappatosi l’armatura
di dosso, afferrò la spada e con un sol colpo tagliò una quercia dal diametro di
174 centimetri.
Mi accorsi che
stava distruggendo l’intera foresta, allora, visto che ero diventato un
professionista di magie, feci uscire dal mio cilindro un Ippogrifo per andare
sulla Luna a recuperare la ragione di Orlando.
Recuperatala ,io
e Orlando entrammo nel cilindro per allontanarci da lì. Quando uscimmo non
sapevamo dove fossimo finiti, però non pensammo a questo, ma pensammo solamente
a correre perchè avevamo una tribù di indiani alle spalle.
Ad un certo
punto, correndo, incontrammo Angelica e Medoro.
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