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Pag. 3Scrittori in ErbaN. 1   Maggio 1999

 

Insieme ad Orlando

alla ricerca di Angelica...

 

  ... con Escalto

Questa è la storia di un uomo che da coraggioso venne per amore in furore e diventò matto.

  Salute a voi, miei compagni, io sono Escalto, compagno fedele di Orlando, e d’ora in poi vi racconterò una storia talmente fantastica che non mi crederete, ma quel che io vi dico è la verità.

  Orlando ed io eravamo andati ad inseguire nel bosco un malandrino che aveva derubato una povera vecchietta.

Noi lo inseguivamo e gli gridavamo: “Fermati, fermati, per dindirindina”, e lui rispondeva senza tregua: “Ma a te ‘a capa te scioscia!”.

  E noi a queste parole ci infuriavamo sempre di più, rispondendogli: “Oi mascalzò: a capa te scioscia a te”. Ma quando entrammo nel bosco, correndo coi nostri intrepidi cavalli, notammo che il suolo diventava sempre più fangoso e a poco a poco il malandrino sprofondò in quel terreno.

  Nello stesso istante davanti a noi apparve una giovane fanciulla dalla bellezza abbagliante, e dalla sua bellezza capimmo cosa era successo: il bosco era stato stregato dalla sua giovanile beltà.

  Allora scendemmo da cavallo e Orlando le chiese: “Come ti chiami, giovane fanciulla?”. “Mi chiamo Angelica”. Detto questo lei scappò.

  Noi di scatto la inseguimmo a cavallo, gridandole di fermarsi, ma lei non si

 

fermò e la perdemmo di vista, perché scompave in un bosco fitto. Orlando ed io stemmo giorni e giorni a cercarla inutilmente, sotto la pioggia e gli uragani e ci imbattemmo anche in un vulcano in eruzione.

  Ma poi un giorno, finalmente, la trovammo, nello stesso posto dove l’avevamo incontrata la  prima volta, e mentre stavamo aiutandola a salire in groppa al suo cavallo, per portarla via con noi, lì per lì successe un imprevisto: di colpo passò un cavaliere che, come un razzo, si prese Angelica e scappò via.

  Noi salimmo a cavallo e iniziò così una corsa sfrenata, anzi una battaglia all’ultimo sangue.

  Noi  gridavamo al cavalier di fermarsi e lui, ad ogni nostra parola, ci rispondeva buttandoci bombe a mano. Ma non ci fermavamo. Orlando gli lanciò la sua spada, ma lo mancò, allora gli gridò: “Lascia Angelica, lasciala!”. (segue a pag.4)

 

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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it