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Pag. 21Scrittori in ErbaN. 1   Maggio 1999

Un tuffo nello stagno

 

Era una domenica d’estate e mio padre accompagnò me e mia sorella Caterina dai miei cugini, che abitavano ad Alife.

  Essi abitavano non nel centro di Alife ma in periferia e sotto la loro casa c’erano tante piccole stradine, dove nessuna macchina passava. Questi viottolini erano fiancheggiati da alberi ed erano fatti di tante piccole pietruzze.

  All’inizio giocammo a pallavolo e formammo due squadrette: da una parte eravamo schierate io e mia cugina Arianna e dall’altra Caterina e mio cugino Vincenzo.

  Ma poi ci stancammo di giocare con la palla e, visto che mia cugina aveva un motorino, lasciammo Vincenzo e Caterina e cominciammo a girare, soprattutto a correre a tutta birra col motorino che io stessa guidavo, e saltavamo buchi e buconi, facendo salti da campioni, divertendoci scatenatamente, come due pazzerelle.

  Preciso le parole buchi e buconi, perchè dovete sapere che noi i giri li facevamo per quei viottoli di cui vi ho già parlato.

  Comunque, camminando camminando, anzi girovagabondando, ci ritrovammo di fronte ad un orrendo stagno, che conteneva in grande abbondanza viscide rane e viscidi girini, con acqua orribilmente sporca. Ma, nonostante tutto, ci venne l’idea pazza di bagnarci la punta dei piedi,  e così ci scalzammo.

  Unico inconveniente era un muretto abbastanza alto e  pericolante, con sotto lo stagno. Trascurando il pericolo, ci appoggiammo ad esso.

  Visto che non arrivavo all’acqua, io mi spinsi un po’ giù. Ad un tratto incominciai a scivolare e, presa dal panico, afferrai i piedi di  mia cugina, cercando così di aggrapparmi a qualcosa; ma anch’essa incominciò a scivolare, e scivolando gridavamo come pazze.

  Toccammo quindi con i nostri piedi quell’acqua tanto sporca, ma il peggio doveva ancora venire.

  Infatti le rane saltavano da una parte all’altra sui nostri vestiti, che intanto si erano completamente bagnati.

 

 

  Inoltre, mentre gridavamo, volevamo logicamente salire, e nell’impresa, volendo salire l’una prima dell’altra, ci tiravamo giù a vicenda e  così facendo  non salivamo mai.

  Provate voi a immaginare che scena comica era: due individue che gridano aaaaaaaaah!!!  e contemporaneamente si tirano giù a vicenda, con tutte le rane che le saltellano intorno!

  La cosa più buffa fu che io, rendendomi conto che così non salivamo più, cercai di fermare Arianna, che però mi diede una spinta e mi buttò giù nell’acqua. A questo punto una rana mi salì in testa facendo “cra! cra! cra!” ed io allora, istintivamente, mandai un urlo tanto forte da far scappare la rana e da far calmare Arianna.

  Mi alzai e cercammo un modo per uscire, ma il muro era molto alto e scivoloso, quindi l’impresa risultava abbastanza difficile.

  Fortuna che nel muro era cresciuto un ciuffo d’erba, così noi vi appoggiammo i piedi e finalmente salimmo: e comunque salii prima io.

  Arrivando sulla terra ferma, anche se eravamo fradicie d’acqua, mandammo un sospiro di sollievo.

  La nostra avventura era finalmente conclusa.

Rosanna Uzzo

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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it