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Pag. 35Scrittori in ErbaN. 1   Maggio 1999

  In realtà, il posto, l’abbiamo trovato per puro caso, accanto al pino, mentre stavamo scavando un fosso per far scorrere via l’acqua quando piove.

  Coì abbiamo trovato un nascondiglio a forma di cupola; il terreno era ben trattenuto dalle radici che uscivano fuori, al di sotto dello strato di terra, e l’abbiamo anche allargato, per renderlo più spazioso.

  In questo nascondiglio abbiamo portato un tavolo e quattro sedie. Per entrare abbiamo messo uno scivolo che collega l’esterno al nascondiglio segreto, grazie ad un tunnel sotterraneo.

  Poi abbiamo fatto un collegamento di fili elettrici e telefonici, per avere a disposizione il telefono e la luce nei giorni in cui ci riuniamo. Non avendo nessun controllo, all’inizio facevamo molte telefonate e ogni mese papà diceva:  ”Oh! anima re u priatoriu, ma chi è chistu che telefuna sempe? E me fa paià nu sacco re soldi?” e, naturalmente tutti insieme facevamo finta di niente.

  Ma un giorno, mentre stavamo a scuola, qualcuno ci telefonò e papà sentì lo squillo. Cercava di capire da dove provenisse e cadde sullo scivolo, che avevamo coperto d’erba, per tenerlo nascosto agli estranei.

   Arrivato nel nascondiglio, gli si rizzarono i capelli in testa, per l’incredibilità del fatto. Al ritorno dalla scuola trovammo i fili staccati e papà ci mise a lavorare nel giardino, come rimborso dei soldi che gli avevamo fatto spendere.

  Dopo due mesi, noi cercammo di ricostruire il nascondiglio. L’impresa durò molto tempo. Ma lavorando ogni giorno riuscimmo a rimetterlo “in vita” e, per farla pagare a nostro padre, mettemmo non solo la luce, di nuovo, ma la bellezza di ben otto telefonini.

 
 

 telefonini li costruimmo noi e li rivestimmo di legno, all’interno collegammo un insieme di fili che alimentavano la batteria.

  Ogni mese papà riprese il solito ritornello: “Oh! anima re u priatoriu, ma chi è chistu che telefuna sempe? E me fa paià nu saccu re soldi?”.

  Dopo qualche mese, vedendo il ripetersi delle bollette così alte, gli vennero dei sospetti.

  Andò di nuovo nel luogo del nostro nascondiglio, ma non trovò niente, perchè noi,  furbi, avevamo spostato l’entrata sotto un campo di sequoie che, essendo molto resistenti, con le loro radici trattenevano bene il terreno. Egli andò cercando dovunque, nel giardino, tranne che nel campo di sequoie.

  Per un periodo di tempo trascurammo il nostro nascondiglio e, quando riprendemmo le nostre riunioni, lo trovammo pieno di ragnatela; le sedie e i telefoni erano rotti e, soprattutto, quello che ci rovinò di più, fu che l’albero di sequoia era cresciuto e il nostro nascondiglio era stato invaso dalle radici, che avevano distrutto tutto.

  Così decidemmo di mettere fine a questa storia e da allora ci siamo dedicati solamente ai nostri cari e bei fiori.

Giuseppe Camputaro

Giordana Di Virgilio

Francesco Di Biase

Marco Pascale

Quirino Pascale

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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it