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 Pag. 9Scrittori in ErbaN. 1   Maggio 1999

Insieme ad Orlando alla ricerca di Angelica...

(segue da pag.8)

  Giordana per la sete la bevve e disse: “Quant’è bona st’acqua!”, e incominciò a fare zio-zio e pian piano si trasformò in un porcellino d’India.

  Noi tutti volevamo mangiare, Orlando le correva dietro con un coltello perchè aveva molta fame e non distingueva Giordana, che era diventata un porcellino.Tiziana lo fermò in tempo dicendogli che poteva fare una cattiva digestione e allora lui la lasciò perdere.

  Per la disperazione provammo a fargli bere di nuovo l’acqua.Giordana, per paura di diventare un altro animale, se ne scappò in un bosco pieno di spine e di rametti.

  Orlando con il suo cavallo, la trovò e la portò da noi; le legammo le zampe anteriori e posteriori, andammo vicino alla fontana, la immergemmo nell’acqua ed essa diventò di nuovo un essere umano.

  Giordana per la rabbia prese un bastone e lo diede in testa ad Orlando, il quale perse metà ragione. Dopo tre ore passò una carrozza con dentro Angelica e Medoro, che si erano sposati, e così, dopo averli visti di nuovo insieme, Orlando perse completamente la ragione, che scappò sulla Luna.

  Noi proseguimmo il nostro cammino e vedemmo due contadini che parlavano di un mago che andava a prendere le cose perdute sulla Luna con il suo Ippogrifo, e sentimmo che abitava in un bosco pieno di spiriti maligni e lupi mannari.

  Aspettammo la notte e ci avviammo alla ricerca nel bosco maligno; ad un certo punto vedemmo una casetta dietro la quale c’era una stalla. Aprimmo la porta e vedemmo il mago morto di freddo.

Noi per la paura incominciammo a sospettare che ci fossero veramente gli spiriti maligni, così prendemmo il cavallo e avvistammo la ragione di Orlando in un castello gigantesco.

 

 

  Entrando  sentimmo un ululato spaventoso; andammo a vedere chi era e vedemmo un lupo mannaro gigantesco, alto dieci metri, con le gambe lunghe dieci metri e con le unghie di dieci metri. Quando camminava tremava la terra.

    Il lupo mannaro disse: “Io sono il guardiano del castello e per entrare mi dovete sconfiggere”. Noi accettammo la sfida e gli dicemmo di darci quattro spade, ma lui non si accorse che ci aveva dato le spade magiche.

Noi dicemmo: “Ti uccideremo” ed era la parola magica per far funzionare le spade, che si illuminarono e sprigionarono una fiamma di fuoco.

   Il lupo mannaro ci supplicò di non ucciderlo, ma quando entrammo nel castello ci fece un tranello: si abbassarono le pareti e noi restammo intrappolati.

  Uscì la famiglia del lupo mannaro, composta dal padre, dalla madre e due figli. Antonio e Maria uccisero i figli, Tiziana uccise la mamma, Giordana il padre.

   Il soffitto stava crollando, noi riuscimmo a scappare e corremmo a prendere la ragione e  la portammo a Orlando.

(segue a pag.10)


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it