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Maggio 1999Scrittori in ErbaN. 1   Pag. 14


Insieme ad Orlando alla ricerca di Angelica...

(segue da pag.13)

  Credevano che fosse un gioco, ma quando poi io: bum! mi tuffai a precipizio sul re, ci fu un momento di silenzio che, non so perché, mi indusse a fermarmi per un po’, senza scappare.

  Ma poi d’un tratto dissero in coro: “A ladro, a mascalzò” e allora cominciai a scappare, e loro tutti a inseguirmi, anche il re, e bum! bum!

  Anche il terreno tremava sotto il peso dei loro barbari piedi e poi uno di loro mi disse: “Fermati” ed io: “No.” “Fermati, fermati curnù!” Ma io: “Rormi ro. E mo me fermu. Te fai vecchiu!” e continuavo a correre e a correre e così finalmente li seminai e a perdifiato raggiunsi la stalla dove avevo deposto Angelica e Orlando. Ma, sorpresa delle sorprese, non c’erano, erano scomparsi, spariti nel nulla.

  Allora io lanciai un urlo: “Aaaah!” e dissi: “Dove siete finiti, cari amici miei?”. E una voce rispose: “Siamo qua!”. Allora mi venne un sorriso, che si turbò e divenne una lacrima quando mi girai e vidi i miei due compagni svenuti nelle grinfie del re e del suo popolo di pazzi, che sghignazzavano con un: “Ah! Ah!”.

  Ma mentre loro gridavano, astutamente, presi di scatto Angelica e Orlando e visto che erano pazzi pensai di dire: “Se volete prendermi, dovete prima cercare la

 

 

bacchetta magica che mi può fermare”.

  Così si misero a cercarla sotto pietre, bicchieri, ecc... e mentre loro cercavano potei scappare indisturbato e finalmente potei lasciare quel posto folle e uscito fuori dal villaggio mandai un sospiro di sollievo: “Ahhhh!”.

  La giornata era quasi finita e avevo con me il primo oggetto; decisi di trovare anche il secondo e così cercai un mucchietto di sabbia; trovatolo ne presi un po’ e la misi in un piccolo sacchetto.

  Ed ora avevo anche il secondo ingrediente, ma non ce la fecevo proprio più, ero stanchissimo e così, dopo aver deposto accanto a me Angelica e Orlando sotto una grande quercia, chiusi le palpebre e mi addormentai.

  Dormii molto, proprio come un ghiro. Infatti quella notte fu tranquillissima, come non ne avevo mai avute prima. Ma anche quella piacevole notte passò e venne la mattina.

  Così iniziava il secondo giorno e ce la dovevo assolutamente fare. Mi alzai molto presto, alle sette, e mi misi subito in cammino verso il castello dell’orco Zanf.

  Camminando, camminando, scorsi da lontano una delle torri del castello, ero quasi arrivato e così continuai a camminare.

  Giunsi davanti al castello e lì deposi Angelica ed Orlando e pensai che l’unica soluzione per prelevare lo sporco dalle unghie dell’orco era quella di chiederglielo.

  Così, con la paura in corpo, bussai all’enorme portone TOC-TOC e lui con voce feroce: “Chi è?”. “Sono un povero uomo che ha bisogno del tuo aiuto!” risposi.

  La porta si aprì ed apparve un orco dall’aspetto orripilante: aveva due grandi occhi rossi, la faccia sfregiata e tutto il corpo enorme e ricoperto di peli.

(segue a pag.15)


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it