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Pag. 7Scrittori in ErbaN. 1   Maggio 1999

Insieme ad Orlando alla ricerca di Angelica...

(Segue da pagina 6)

A Orlando, quando li vide insieme, venne un infarto ed io, assieme ad Angelica e Medoro, dovemmo portarlo in braccio, con gli indiani alle calcagna.

  Ripresi il cilindro, ci rientrammo dentro e ritornammo a prima che incontrassimo Angelica e Medoro, quindi prima che venisse l’infarto a Orlando.

  Per non farci scoprire, nel caso che gli indiani fossero ritornati indietro, entrammo in una tenda e ci travestimmo da indiani.

  Questi dopo un po’ si accorsero che non eravamo più avanti a loro, quindi fecero retromarcia, ma non ci scoprirono.

  Non sapendo come andarcene da quel posto entrammo di nuovo nel cilindro.

  Questa volta, purtroppo, ci trovammo nella preistoria, con avanti a noi una ferocissima famiglia di tricorni.

  Io e Orlando ci demmo le condoglianze e, questa volta, non sapendo dove altro poteva mandarci quel maledetto cilindro, tentammo di distuggerlo.

  Prima tentammo con le forbici, ma il tentativo fallì; dopo con un motosega, ma il tentativo fallì anche questa volta.

  Infine  - ed era la nostra ultima possibilità - una pala meccanica distrusse finalmente quel maledetto cilindro, e come per magia mi ritrovai nel mio letto, come se fosse stato tutto un sogno.

Pietro Della Minerva

Christian Fiorillo

Amedeo Fragola

Quirino Pascale

 

 

... con le sedie

magiche

Un giorno quattro ragazzi, Tiziana, Antonio, Maria e Giordana, sorpresi da un grosso uragano, furono trasportati in un bosco chiamato il Bosco delle Tenebre. Vedemmo quattro sedie che luccicavano e dicemmo a Giordana di non avvicinarsi, ma Giordana era molto stanca e così vi si sedette con molta paura, e ad un certo punto sparì. Noi, per ritrovarla, salimmo sulle sedie magiche, e ci ritrovammo in un’altra dimensione, capitando vicino ad un castello.

  Il castello era buio e pauroso e sembrava che fosse stregato. Noi, coraggiosi, cercammo di entrarvi. Mentre ci avvicinavamo sentimmo degli spari, Tiziana  impaurita scappò via e noi continuammo ad avvicinarci al castello, nascondendoci di qua e di là.Ogni volta che ci nascondevamo, Giordana diceva: “Pensate a murì che sta chi vi carreia”.

  Ad un certo punto venimmo catturati dalle guardie reali. Dopo due giorni arrivò Tiziana con un guerriero di nome Orlando, che ci aiutò a scappare ma, mentre scappavamo una guardia disse: “Addò iate, ‘sta banda ‘e ‘nzallanuti, ‘llocu! Assì u vene a sapè u capuccione Napoleone, ve ra a caccia e ve taglia pure u cogliu”.

(Segue a pagina 8)


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Giornali Scolastici Online - A cura e su progetto del prof. Vittorio Civitilloinfo@giornaliscolastici.it